Prop Trading, come funzionava prima del boom attuale

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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(Money.it) Sono oramai famosissime le società di prop trading, non solo in Italia ma in tutto il mondo, eppure questo fenomeno ha visto un vero e proprio boom solamente negli ultimi anni, da quando tutto è diventato più telematico, compresa la gestione di denaro di società che si occupano di trading proprietario. Ma come era l’industria del prop trading prima che nascesse questa moda? Quali erano le società più importanti e di cosa si occupavano nello specifico? Parlando con degli ex prop-traders, o meglio, tarders che hanno operato in delle vere e proprie trading houses, possiamo notare delle differenze abissali con quello che viene oggi considerato “Prop Trading”.

Ad oggi vengono costruite delle vere e proprie challenge, le quali vedono dei vincitori che riceveranno un capitale in gestione come “premio”, un capitale che dovrà poi essere gestito dal trader per generare profitti che generalmente verranno “splittati” (divisi) tra la società di prop trading e il trader stesso. In linea di principio funziona come le vecchie prop trading house, ma le differenze sono assolutamente abissali e le vedremo tra poco in questo articolo dove potremmo notare tutte le differenze, i pro e i contro dell’attuale trading proprietario con il vecchio concetto di prop trading house.

Le vecchie prop trading house, un po’ di storia

Siamo a ridosso dello scoppio della bolla immobiliare che ha portato alla grande crisi dei mutui subprime e in quegli anni i traders più forti delle piazze finanziarie globali, prime su tutte Londra e New York, si trovavano all’interno delle banche, in stanze separate rispetto al classico trading floor, una sorta di spazio dove le menti più brillanti potevano dare libero sfogo alle loro potenzialità da risk manager. Questi individui erano quelli che venivano definiti i “prop traders” di una banca, ossia traders che disponevano di un capitale scelto dalla banca e con il quale potevano fare investimenti e trading come meglio credevano, senza molti vincoli, tanta era l’affidabilità del loro operato. In pratica, erano delle vere e proprie superstar del settore e le banche se li contendevano a suon di stipendi e bonus simili solamente a quelli di uno sportivo di altissimo livello, con il vantaggio di avere però una grandissima privacy in confronto.

Arriva il 2008, il terremoto che ha scosso il mondo a livello finanziario e le banche si sono ritrovate a tagliare posti di lavoro e a stringere la loro operatività, conseguenza del processo di deleveraging che ha colpito tutto il sistema finanziario. Era rimasto il denaro utile a far correre le normali attività della banca, non di certo c’era denaro libero a disposizione dei prop traders.

Vi è così una vera e propria fuga di cer


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