(QuiFinanza.it) Una delle professioni più ambite e ricercate degli ultimi anni è quella di influencer. Il mondo del web ha aperto le porte a nuove professionalità e a nuove opportunità di lavoro: sicuramente tra queste rientra proprio quella dell’influencer.
Questa attività permette di guadagnare attraverso i social media: Instagram, ad esempio, è una piattaforma che permette di condividere molte storie e che, soprattutto, viene utilizzata da molti brand per promuovere i propri prodotti proprio grazie all’attività degli influencer. Ma per poter svolgere questa attività correttamente è necessario comprendere in quale modo debba essere gestita fiscalmente. Riuscire a farlo nel modo corretto permette di svolgere l’attività senza incappare in grossolani errori con l‘Agenzia delle Entrate, che possono portare a ricevere delle spiacevoli sanzioni.
Cerchiamo di capire, prima di tutto, in cosa consiste l’attività di influencer. È un professionista dotato di una determinata autorevolezza su un determinato argomento e come tale è in grado di influenzare le decisioni di acquisto degli altri proprio a causa della sua autorità, della sua posizione e del suo rapporto con il pubblico.
Nella maggior parte dei casi un influencer coinvolge una determinata nicchia di mercato e collabora con le aziende aiutandole a vendere i loro prodotti o i loro servizi. Questa attività viene sostanzialmente definita come “influencer marketing”.
È bene sottolineare che questi professionisti non costituiscono unicamente degli strumenti di marketing, ma sono dei veri e propri beni di relazione sociale, con i quali i vari brand decidono di collaborare nel tentativo di raggiungere gli obiettivi di marketing che si sono posti.
Il regime di tassazione
Come devono dichiarare i propri compensi gli influencer? Come devono gestire la propria attività? In Italia, in questo momento, non esiste una vera e propria regolamentazione giuridica e fiscale su come debbano essere dichiarati i compensi che arrivano dalla presenza online.
La gestione di un e-commerce, dei programmi di affiliazione commerciale o di vendita attraverso un sito web o un social network, secondo l’amministrazione finanziaria, è un’attività economica di tipo abituale. Per questo motivo è necessaria l’apertura di una partita Iva.
È bene sottolineare che non sempre il contribuente può ovviare all’apertura della partita Iva attraverso la prestazione occasionale. Nel momento in cui si maturano dei guadagni legati alle affiliazioni con i brand sponsorizzati, non è possibile optare per la prestazione occa
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