Previsto calo dell’inflazione a fine anno e probabile crescita del PIL

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
inflazione di fondo

Una nota aggiornata al DEF (Documento economico finanziario) è stata approvata dal Consiglio dei ministri il 28 settembre, ma mostra solo dati tendenziali di crescita, non programmatici: sarà il prossimo governo a prendere decisioni di politica economica entro il 2023 e calcolarne l’impatto sui conti pubblici.

Il PIL per il 2022 è stimato al 3,3% (contro il 3,1% previsto ad aprile)

Ci sarà però una contrazione della crescita nel 2023 stimata allo 0,6% (contro la precedente stima del 2,4%).
Si stima che il disavanzo si ridurrà (5,1%) più del previsto sia nel 2022 (stimato al 5,6%) che nel 2023 (stimato al 3,4% rispetto al 3,9% precedente);
il debito/PIL dovrebbe scendere al 145,4%.

L’aumento delle stime del PIL per il 2022 è dovuto alla crescita superiore alle attese registrata nella prima metà dell’anno, che compensa un leggero calo nella seconda metà dell’anno. Tuttavia, una correzione al ribasso della crescita punta al 2023, e le cifre torneranno alla previsione precedente a partire dal 2024. Nel dettaglio, il PIL crescerà dell’1,8% in due anni, nel 2025 un anticipo dell’1,5%. Per quanto riguarda il disavanzo, nel 2022 il disavanzo si fermerà al 5,1%, quindi il risultato è migliore del 5,6% precedentemente stimato e continuerà a diminuire nel 2023. Il rapporto debito/PIL è previsto in forte diminuzione, con ulteriori cali negli anni , al 139,3% nel 2025.

La finanza pubblica beneficia dell’andamento positivo dei ricavi e della moderazione della spesa primaria registrata fino a questo momento quest’anno, mentre risente dell’impatto del servizio del debito dovuto all’aumento dei tassi di interesse e alla rivalutazione dei titoli di Stato indicizzati all’inflazione.

L’inflazione è in rapido aumento da diversi mesi, ma si stima che scenderà effettivamente il prossimo anno

Il livello dovrebbe ancora iniziare a scendere verso la fine di quest’anno. Ricordiamo in sostanza i ripetuti interventi della BCE volti a ridurre il fenomeno, previsti anche per il prossimo anno. Tutti questi dati  – dice il governo – delineano “uno scenario con la normativa vigente senza definire obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2023-2025″.

Le stime sono definite “prudenziali” come per i precedenti documenti programmatici e non tengono conto degli interventi di politica economica realizzabili attraverso la prossima legge di bilancio e altri provvedimenti.

TAGGATO:
Condividi questo articolo
Exit mobile version