Post Brexit: le novità sui rimborsi IVA dopo l’accordo Italia-Regno Unito e la recente risoluzione dell’Agenzia delle Entrate

Di Barbara Molisano 2 minuti di lettura
Londra

Dall’entrata in vigore, il 7 febbraio 2024, del nuovo accordo di reciprocità IVA tra l’Italia e il Regno Unito, le imprese italiane e britanniche guardano a un contesto fiscale trasformato: si tratta di un significativo passo avanti dopo le complessità generate dalla Brexit e mira a semplificare i processi di rimborso IVA per le operazioni commerciali tra i due paesi.

La Risoluzione n. 22, rilasciata il 2 maggio dall’Agenzia delle Entrate, ha definito i termini dell’accordo. Si tratta di una continuazione delle norme che regolavano i rapporti durante il periodo di transizione post-Brexit, terminato il 31 dicembre 2020, dove, da quella data, il Regno Unito ha cessato di essere parte del territorio doganale e dell’IVA dell’Unione Europea, acquisendo lo status di Paese terzo.

Meccanismi di rimborso IVA

Secondo l’accordo, entrambi i governi riconoscono la reciprocità giuridica necessaria per permettere i rimborsi IVA ai rispettivi operatori economici: gli operatori italiani che effettuano acquisti nel Regno Unito, così come quelli britannici che operano in Italia, possono ora richiedere il rimborso IVA per gli acquisti effettuati a partire dal 1° gennaio 2021. Questo è un elemento cruciale, dato che il Regno Unito ha continuato a rimborsare gli operatori italiani anche dopo la Brexit.

I soggetti stabiliti in Italia che desiderano richiedere il rimborso IVA dal Regno Unito dovranno seguire le normative vigenti in Gran Bretagna, così come i soggetti britannici dovranno fare riferimento all’articolo 38-ter del D.P.R. n. 633/1972 per le loro richieste di rimborso in Italia.

La presentazione delle istanze di rimborso deve essere conforme alle regole stabilite dall’Agenzia delle Entrate italiana, con specifiche procedure e moduli definiti.

Quali implicazioni?

L’implementazione di questo accordo non implica oneri aggiuntivi per i bilanci nazionali, rispettando le legislazioni nazionali e il diritto internazionale e le imprese operanti nei settori transfrontalieri possono ora guardare a un ambiente più prevedibile e gestibile per il recupero dell’IVA, facilitando così il commercio e l’investimento tra Italia e Regno Unito in un periodo post-Brexit incerto.

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