Pnrr scuola, il Sud resta indietro: ecco perché secondo Svimez

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
Wall Street

(Money.it) Il Pnrr della scuola è destinato ad aumentare i divari territoriali in Italia e il Sud resta indietro su vari fronti. A fare un’analisi e a spiegare il perché è Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno).

Si tratta più nel dettaglio del monitoraggio dell’Associazione sugli stanziamenti e sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ultimo numero di Informazioni Svimez “Asili nido e infrastrutture scolastiche: il Pnrr non colmerà i divari territoriali” dedicato al tema dei servizi per la prima infanzia e dell’istruzione.

In particolare il Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’assegnare le risorse non tiene conto del reale fabbisogno del territorio penalizzando il Mezzogiorno laddove le risorse pro capite per infrastrutture scolastiche assegnate alle tre regioni meridionali più popolose – Sicilia, Campania e Puglia – sono risultate inferiori alla media italiana.

Anche il Pnrr contribuirebbe a creare squilibrio nel Paese in tema di istruzione come alcuni temano possa fare l’autonomia differenziata per la scuola. Vediamo allora nel dettaglio perché il Sud resta indietro con il Pnrr scuola secondo Svimez.

Pnrr scuola, il Sud resta indietro: asili, mense e infrastrutture

Lo studio Svimez fornisce, come la stessa Associazione specifica sul sito web “una prima fotografia della capacità del Pnrr di favorire il riequilibrio territoriale con riferimento a cinque linee di investimento: asili nido, mense, palestre, riqualificazione dell’edilizia scolastica e costruzione di nuove scuole.”

Tutti gli indicatori considerati dal monitoraggio Svimez fanno registrare valori contenuti al Sud rispetto al Centro-Nord. I divari regionali per la scuola si osservano maggiormente per la disponibilità delle mense scolastiche che limitano la possibilità di offrire il tempo pieno. Nel dettaglio frequenta scuole dotate di mensa:

  • meno del 25% degli alunni meridionali della primaria contro circa il 60% nel Centro-Nord;
  • meno del 32% dei bambini nel caso delle scuole dell’infanzia contro circa il 59% nel Centro-Nord.

Le situazioni peggiori si trovano in Sicilia e in Campania con percentuali


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