Plastica monouso: novità dall’Unione Europea

Di Gianluca Perrotti 5 minuti di lettura
Plastica monouso

La Commissione Europea ha annunciato azioni contro 11 Stati membri che non hanno ancora recepito la direttiva sulle materie plastiche monouso. La decisione contro Belgio, Danimarca, Estonia, Irlanda, Francia, Croazia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovenia e Finlandia sollecita i Paesi ad accelerare le misure per ridurre l’impatto dei rifiuti di plastica sull’ambiente e sulla salute umana, dato che non hanno ancora comunicato a Bruxelles le misure che prevedono un completo recepimento della direttiva.

La nota della Commissione spiega che l’intervento mira a proteggere i cittadini e l’ambiente dall’inquinamento da plastica, a promuovere la crescita e l’innovazione. In conformità con la procedura di infrazione prevista dai Trattati UE, la Commissione può avviare un’azione legale contro gli Stati che non si impegnano a recepire immediatamente le direttive europee nel loro diritto nazionale.

Più dell’80% dei rifiuti marini è di plastica.

Il problema dell’inquinamento da plastica vede i prodotti monouso come uno dei principali ambiti che la Commissione sta promuovendo e in cui il numero delle misure messe in atto dagli Stati è aumentato negli ultimi anni. La maggior parte dei rifiuti dei prodotti monouso si accumula nei mari e sulle spiagge: oltre l’80% dei rifiuti marini è costituito da plastica, che provoca danni diretti alla vita marina e agli uccelli. Inoltre, sotto l’influenza dei fattori atmosferici, i rifiuti si scompongono in microplastiche, che sono integrate nella catena alimentare umana. Ci sono anche impatti indiretti sull’economia, ad esempio nei settori del turismo, della pesca e della navigazione.

Tra gli interventi proposti dalla Commissione nello sviluppo del Green Deal ci sono politiche e azioni che supportano l’economia circolare individuando l’uso sostenibile, il riutilizzo e l’eventuale riciclo della plastica come soluzione per ridurre rifiuti e inquinamento e ridurre i costi di recupero. In questo contesto, la direttiva è al centro della strategia generale per ridurre l’uso della plastica e del piano d’azione per l’economia circolare: il suo obiettivo è stimolare la produzione e l’uso sostenibile di alternative monouso al fine di raggiungere l’obiettivo dall’UE. di “inquinamento zero”. .

L’obiettivo della Commissione è di dimezzare la quantità di rifiuti di plastica in mare entro il 2030.

Quali misure devono adottare gli Stati per far rispettare la direttiva sulla plastica monouso?

La Commissione ha indicato una serie di misure che gli Stati membri dovrebbero adottare:

– impedire la commercializzazione di prodotti in plastica monouso laddove esistono alternative sostenibili. Sono stati colpiti dieci dei rifiuti da spiaggia più comuni, che insieme agli attrezzi da pesca costituiscono il 70% dei rifiuti marini dell’Unione europea: tamponi di cotone, posate, piatti, cannucce e agitatori per bevande, palloncini e relative aste di supporto, porta-bicchieri e contenitori per alimenti, bevande, mozziconi di sigarette, sacchetti di plastica, sacchetti e involucri, salviettine umidificate e assorbenti;

– ridurre il numero di contenitori e bicchieri per alimenti e bevande, sostituendoli con alternative ecologiche;

– Responsabilità estesa del produttore nella produzione di plastica monouso per coprire i costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, nonché la partecipazione dei produttori alla raccolta e alla trasmissione dei dati;

– entro il 2029 raccogliere il 90% delle bottiglie sparse;

– intervenire sulle esigenze progettuali dei prodotti, assicurando che contengano una quantità minima di plastica riciclata, e realizzando tappi, coperchi ed eventuali coperchi attaccati ai contenitori;

– definire i requisiti di etichettatura per i prodotti monouso, quali bicchieri, assorbenti igienici e prodotti per fumatori, in modo che il pubblico sia adeguatamente informato sulla presenza di plastica e sui metodi di smaltimento;

– imporre ai produttori di attrezzi da pesca contenenti plastica di coprire i costi di raccolta e consegna dei prodotti alle fabbriche al termine della loro vita utile, nonché i costi di trasporto, lavorazione e attività di sensibilizzazione necessarie.

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