La seduta di Piazza Affari si è conclusa con un segno positivo, con l’indice Ftse Mib che ha registrato un incremento dello 0,55%, attestandosi a 34.339 punti. Tra i protagonisti della giornata si sono distinti Nexi e Prysmian, rispettivamente in crescita del 7% e del 4%, grazie ai risultati positivi e alla conferma delle previsioni. Al contrario, Bper ha chiuso in calo del 3%, nonostante i conti in linea con le aspettative.
La Bank of England ha mantenuto i tassi di interesse invariati, con due membri del comitato che hanno votato a favore di un taglio immediato, uno scenario che mette in evidenza le divergenze all’interno dell’Europa rispetto alla politica della Federal Reserve americana, caratterizzata da un approccio più rigido.
Di contro, la Riksbank svedese ha sorpreso i mercati abbassando i tassi di interesse, segnalando una tendenza differente rispetto alla linea dura adottata dalla Fed.
Dati USA e asta Treasury
Negli Stati Uniti, le richieste di sussidi di disoccupazione hanno mostrato un incremento, raggiungendo le 231 mila unità, dato che potrebbe indicare un raffreddamento del mercato del lavoro. Nel frattempo, è in programma un’asta di Treasury trentennali per un valore di 25 miliardi di dollari, evento che sarà seguito con attenzione dagli operatori finanziari.
Spread, materie prime e mercati valutari
Lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi è rimasto stabile a 133 punti base, con il rendimento del decennale italiano che si è fermato al 3,83% e il Bund tedesco al 2,49%. Questa stabilità riflette un equilibrio nei mercati obbligazionari europei, nonostante le differenti politiche monetarie adottate dai vari Paesi.
Nel mercato delle materie prime, il petrolio ha mostrato poche variazioni, con il Brent quotato a 83,7 dollari al barile, evento causato dal calo delle scorte statunitensi riportato nei dati settimanali dell’Eia. Sul fronte valutario, il cambio euro/dollaro si è stabilizzato a 1,077, mentre il dollaro/yen è fermo a 155,6, influenzato dai dati giapponesi sui salari reali, in calo del 2,5%, che riducono le probabilità di un inasprimento della politica monetaria da parte della Bank of Japan.