Piazza Affari chiude in negativo dopo una settimana di risultati discreti

Di Gianluca Perrotti 2 minuti di lettura
Piazza Affari

Chiusura negativa per Piazza Affari, che segue il trend della maggior parte delle borse europee, mentre Wall Street mostra pochi movimenti. Il Ftse Mib ha concluso la giornata con un calo dell’1,1%, scendendo a 33.308 punti. Tra i titoli peggiori figurano Mps e Amplifon, entrambe con una flessione del 3,8%. In controtendenza, Hera e Nexi hanno registrato un incremento dell’1,4%. Nonostante la chiusura in rosso, l’indice di Milano ha archiviato la settimana con un rialzo di circa il 2%, recuperando parte delle perdite subite nei sette giorni precedenti.

Indici Pmi e vendite al dettaglio in evidenza

Gli indici Pmi della zona euro hanno mostrato un rallentamento dell’attività economica. In particolare, i servizi hanno registrato una crescita meno robusta, mentre il settore manifatturiero ha evidenziato una contrazione. In contrasto, negli Stati Uniti il settore dei servizi ha visto la crescita più rapida degli ultimi due anni. Nel Regno Unito, le vendite al dettaglio di maggio hanno segnato un aumento del 2,9%, superando le aspettative dell’1,8%.

La giornata ha anche visto una possibile volatilità dovuta alla scadenza simultanea di future su indici e opzioni su azioni e indici, fenomeno noto come il giorno delle “tre streghe”. Questo evento può aumentare l’instabilità dei mercati, poiché gli investitori devono regolare o chiudere le loro posizioni.

Andamento di obbligazioni, materie prime e valute

Sul fronte obbligazionario, lo spread Btp-Bund si è attestato a 153 punti base, con il rendimento del decennale italiano in calo al 3,93% e quello del benchmark tedesco al 2,4%. Tra le materie prime, il prezzo del petrolio Brent si è stabilizzato a 85,7 dollari al barile.

Nel mercato valutario, l’euro ha perso terreno nei confronti del dollaro, scendendo sotto la soglia di 1,07. Al contempo, il dollaro si è rafforzato sullo yen, raggiungendo quota 159,5. Questo movimento è stato influenzato dai dati sull’inflazione giapponese, inferiori alle aspettative, che hanno ridotto le probabilità di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Bank of Japan.

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