(Money.it) Il riscaldamento globale, sempre più evidente dall’arretramento dei casi di siccità che si verificano – come per l’inverno 2022-2023 che ha comportato l’abbassamento del livello dell’acqua in molti dei bacini idrici naturali d’Italia già a partire febbraio – non viene smentito dall’alluvione avvenuta in Emilia-Romagna, da piogge intense o dal freddo di maggio. Al contrario sono proprio questi fenomeni a confermare il cambiamento climatico.
Definire quanto accaduto in Emilia-Romagna come maltempo ricorda invece il periodo in cui la pandemia di coronavirus veniva raccontata come una “semplice influenza”. La scelta di parole serve a dettare o meno senso di urgenza: come influenza era un termine meno spaventoso, così definire maltempo un evento estremo che si verifica sempre più di frequenta a causa del cambiamento climatico accelerato dall’essere umano, spoglia del peso della responsabilità individuale e collettiva lo stesso colpevole.
Per rispondere al perché siccità e riscaldamento globale non sono smentiti dalle alluvioni e dal freddo record di questi giorni, basterebbe abbandonare la superficialità del dibattito sul tema del cambiamento climatico e affrontarlo invece della sua chiave più complessa. È evidente infatti che una serie di elementi, concatenati tra loro, hanno permesso all’evento tragico di verificarsi in Emilia-Romagna. Tra questi per esempio l’alta cementificazione dell’Emilia-Romagna, l’assenza di un piano di emergenza e un piano a lungo termine per il cambiamento climatico, l’effetto Stau e l’aridità del terreno dopo mesi di siccità.
Perché le alluvioni non smentiscono la siccità?
Una semplificazione dei fenomeni atmosferici e del cambiamento climatico possono portare
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