(Money.it) Sin dagli albori della guerra in Ucraina la Russia ha sfruttato la minaccia nucleare come deterrente psicologico nel tentativo di allontanare la Nato dai suoi obiettivi e spezzare le linee di rifornimento bellico che l’Occidente ha disposto per sostenere il fronte di Kiev. Dalle parole ora però si passa, almeno formalmente, ai fatti. O meglio, si predispone il necessario per far diventare quelle che fino ad oggi erano solo delle dichiarazioni una prova tangibile nel giro di pochi mesi.
Ieri infatti Vladimir Putin ha annunciato che «il primo luglio sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia». Il presidente russo ha detto che non verranno trasferite le armi nucleari in dotazione a Mosca ma che saranno messe lì per addestrare i militari bielorussi.
Questo tentativo intimidatorio, per quanto ancora contenuto, allerta però la Polonia e i paesi Baltici che potrebbero guardare verso gli States in cerca di protezione.
Nucleare in Bielorussia: le possibile risposte dall’Occidente
Il conflitto russo ucraino fino ad oggi non ha consegnato al Cremlino le vittorie tanto auspicate e, nel timore di un ulteriore logoramento delle forze in campo, il governo russo tenta ogni stratagemma pur di spaventare la Nato e convincerla a smettere di sostenere materialmente il governo di Kiev. Lo schieramento dell’arsenale ha il chiaro obiettivo di intimorire l’opinione pubblica internazionale e minare i ra
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