AGI – La Cina sta rivedendo il suo ruolo di numero uno mondiale nel ‘mining’, cioè nella produzione di bitcoin. Il motivo? L’energia necessaria ad estrarli è salita a livelli ecologicamente non più sostenibili. E questo è entrato in rotta di collisione con i recenti obiettivi climatici di Pechino, la quale sta anche pensando di introdurre una valuta nazionale digitale, proprio in alternativa ai bitcoin.
Lo rivela il Wall Street Journal, il quale ricorda che fino a tre quarti della fornitura mondiale di criptovalute è stata prodotta in un solo paese, la Cina, dove una spinta del governo per ridurre la produzione sta ora causando fortissime turbolenze globali sui bitcoin.
Intanto serve una promessa: cosa è il mining di bitcoin? Spieghiamo subito che i “minatori” del Bitcoin non devono scendere nelle viscere della terra spaccandosi la schiena per estrarre metalli o carbone. A loro basta avere un apparecchio hardware che “estrae” la criptovaluta lavorando 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. È infatti possibile ottene
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