(Money.it) Ennesima sparatoria negli Stati Uniti. Una donna è entrata nella sua ex scuola e ha sparato con armi d’assalto e una pistola uccidendo 5 persone: 3 bambini e 2 adulti. In seguito l’ex studentessa è stata uccisa dalla polizia sopraggiunta, aggiungendosi al numero delle vittime del massacro. È passato un mese dall’accorato messaggio – al quale non sono però seguite proposte concrete – lanciato dal presidente Joe Biden nel quale domandava al Congresso quanti altri bambini sarebbero dovuti morire prima che le armi d’assalto vengano vietate.
La risposta, per quanto brutale, è: quanti la “libertà” vuole. Il principio che regola il possesso delle armi negli Stati Uniti è proprio quello della libertà e della libertà di difesa iscritto nel secondo emendamento. Un testo datato, ma che anacronisticamente è ancora considerato valido per giustificare il possesso di armi. La cultura delle armi, che è la causa di circa 40 mila morti all’anno, è sostenuta e gonfiata da una lobby potente. La National Rifle Association of America (NRA) è nata proprio con lo scopo di fare gli interessi dei produttori di armi.
Cosa sono 40 mila morti l’anno, centinaia di sparatorie e strutture pubbliche prese d’assalto a confronto di un giro d’affari di decine di miliardi di dollari? Il paradosso è riassumibile attraverso le disumane parole del senatore del Texan, Ted Cruz, in seguito alla sparatoria dello scorso maggio: “La libertà di armarsi è sacra”. In altre parole i drammi da armi da fuoco si curano con più armi da fuoco, addestrando gli insegnanti e mettendo veterani di guerra sui tetti. Non è un modo di dire, è una vera proposta presentata dai conservatori e amanti delle armi.
La fondazione dello stato armato: come la libertà si declina nelle armi
La lobby delle armi può contare su una cultura delle armi ben radicata nel Paese per cont
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