La Meloni studia la riforma delle pensioni e si focalizza sugli over 63. Il 75% delle risorse contro inflazione e bollette costose, il restante 25% per tasse e pensioni. Al rischio di copertura della manovra si aggiunge l’aggiornamento del Documento economico e finanziario (Nadef), che dovrà essere presentato al Consiglio dei ministri venerdì prossimo, 4 novembre.
La coperta è più stretta che mai
Gli uffici del Tesoro stanno lavorando per sbarcare il lunario e agire, sapendo che sostenere famiglie e imprese con i costi energetici è una priorità. Per chiudere il quadro di Nadef, saranno determinanti i dati sul Pil del terzo trimestre d’Italia, che l’Istat annuncerà lunedì mattina. Questo completerà il quadro e sarà chiaro quale margine di manovra può effettivamente essere utilizzato per attuare gli interventi annunciati dal governo. Dalla quota 102 a un’imposta forfettaria in opzione IVA “minima” fino a 100mila euro e per maggiori redditi. Tra le ipotesi che si stanno prendendo in considerazione, per quanto ne sappiamo, ci sarà anche l’ipotesi della creazione di un meccanismo che favorisca la permanenza nel lavoro delle persone di età superiore ai 63 anni. Allo stesso tempo, la proporzione si mantiene: tre quarti delle risorse sono a favore degli alti costi e un quarto a favore dell’erario e delle pensioni.
Buco fiscale nei piani: il previsto aumento del disavanzo al 4,5% rispetto al PIL nel 2023, può arrivare fino a 21.000 milioni di euro, subordinatamente, sì, a una crescita dello 0,6%. Ci sono ragioni per ritenere che si tratti di una differenza dell’1,1% contro una tendenza del 3,4%. Il fatto è che il panorama economico sta cambiando rapidamente ed è pieno di variabili. In una nota sulla situazione economica di ottobre, l’Ufficio del Bilancio del Parlamento ha osservato: “L’incertezza sulle previsioni per il 2023 è molto alta, poiché l’andamento dei prossimi mesi dipende in larga misura da fattori geopolitici, come la guerra in Ucraina, e l’impatto sulle aspettative”.
Parte dei fondi potrebbe provenire dalla razionalizzazione e revisione del reddito di cittadinanza. I miliardi di fondi “tagliati” serviranno a finanziare una quota 102 per le pensione in 2023.