Si riavvia il dibattito sulla Riforma delle pensioni complice anche l’avvio dei lavori sulla Legge di Bilancio 2022: a partire dal 2021 diremo addio alla quota 100 che scade il 31 dicembre, si cercano modi per sostituirla senza gravare sui costi
La Riforma delle pensioni è orfana di risorse dedicate nel PNRR e non esime alle alle richieste sindacali. Materia quindi complicata nell’ottica dell’avvio ai lavori della Legge di Bilancio. Gli esperti ed economisti avviano il dibattito cercando progetti concreti per ottenere delle soluzioni di compromesso e con costi sostenibili. Al momento solo ci sono due certezze:
- A partire dal 2021 diremo addio alla quota 100 che scade il 31 dicembre, senza alcuna speranza di ampliarla, mentre per APe Sociale e per l’ Opzione donna ci sono addirittura ipotesi di trasformazione permanente. La decisione del Governo sulle forme di flessibilità per uscire dal mondo del lavoro dipende in larga misura dalle risorse ca cui potrà accedere. Una semplice APE sociale di un anno e un’estensione dell’Opzione donne costeranno sicuramente meno della quota 102 (64 anni + 36 contributi) o della quota 41 per tutti (senza nessun dato anagrafico).
- Il governo è concentrato sul contenimento della spesa previdenziale, orientamento che non farà altro che ampliare e rafforzare le misure esistenti a tutela dei lavoratori vulnerabili (Opzione donna) e svantaggiati (Social APe);
Per sostituire Quota 100 con una nuova riforma di pensione anticipata, infatti, bisognerà superare il nodo non facile della scarsità di risorse. Tuttavia, per evitare di sovraccaricare le casse del governo, possono essere però introdotte penalizzazioni in uscita anticipata: contributi a carico del pensionato degli anni di anticipo e taglio per ogni anno di anticipo:
Altra proposta viene dal Presidente dell’INPS: “calcolo contributivo dell’intera pensione o degli anni anticipati, per poi aggiungere l’eventuale quota retributiva al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia”. Altra proposta potrebbe essere quella di potenziare strumenti quali l’isopensione e i contratti di espansione, in grado di garantire flessibilità senza richiedere eccessive risorse statali.