Pensioni: la crisi di governo prolunga i tempi della riforma

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura
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A fine 2022 era all’ordine del giorno la riforma delle pensioni, attesa in linea da almeno due anni e sostituita con alcune idee provvisorie quasi sperimentali

In attesa della riforma vera e propria si sono fatti largo alcune altre idee ma provvisorie:  sono state ampliate le flessibilità di uscita, come l’APE Sociale e la Quota 100, diventata Quota 102, che in sostanza dovrebbe essere sostituita da una riforma organica. In un intervento in cui si è presentato alla Camera per chiedere il mandato di scioglimento della legislatura, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha brevemente accennato alla riforma delle pensioni: “Serve una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e  legata a un sistema contributivo”.

Nuovamente posticipata: un esodo senza fine fatto di pure incertezze

Tuttavia, è possibile che la riforma delle pensioni, se la campagna elettorale non andrà a buon fine, venga nuovamente posticipata, perché negli ultimi mesi sono comparsi nuovi ritardi nella roadmap della riforma delle pensioni. Il tavolo negoziale con i sindacati, aperto all’inizio dell’anno, è stato interrotto dallo scoppio della guerra in Ucraina, quando sono emerse nuove emergenze. Tuttavia, nelle ultime settimane è stato riaperto un tavolo permanente con forze sociali, sindacati e imprese sull’intera agenda economica dell’Esecutivo, anche tenendo conto della Legge di Bilancio. E anche in questo ambito si è cominciato a parlare di riforma delle pensioni.

Una riforma sbagliata causerà ancora una maggiore rigidità in termini di flessibilità di uscita

Il prossimo incontro si concentrerà principalmente sulle misure che saranno inserite nel prossimo Decreto Aiuti bis. Ebbene, c’è un precedente: la famosa riforma Fornero del 2011 è stata in realtà ideata dal governo che ha insediato a metà novembre (in realtà il governo Monti). Ma stiamo parlando di un caso eccezionale. C’era un’urgenza determinata dalla fretta della distribuzione, il governo Monti era essenzialmente il capo tecnico. E in ogni caso, il motivo per cui una nuova riforma previdenziale è necessaria dieci anni dopo, anche dopo tante modifiche al Fornero (APE e Quota 100), è che l’attuale legge è stata insoddisfacente. Ciò ha risolto il problema della sostenibilità del sistema in termini contabili (aumento dell’età pensionabile), ma ha creato maggiore rigidità in termini di flessibilità di uscita.

In Italia il mondo del lavoro è un grande paradosso

In un mondo del lavoro come quello italiano, particolarmente viziato e in molti casi spinto all’uscita anticipata, non è solo il problema della flessibilità all’uscita che deve essere realmente affrontato: c’è anche il problema dei giovani con contratti intermittenti,  carriere che rischiano di andare in pensione senza nemmeno percepire il minimo sussidio, dal rapporto Inps emerge che anche la cosiddetta Generazione X (nata tra il 1965 e il 1980) andrà in pensione, in molti casi, con benefici molto inferiori a quelli attuali. La riforma, insomma, dovrebbe restituire equità al sistema di welfare. Altro punto importante è la pensione integrativa: ci sono stati degli anticipi negli ultimi anni, ma rispetto al resto d’Europa i dati italiani (in termini di tesseramento) sono relativamente bassi. In un contesto in cui il primo pilastro (pensione reale) si sta riducendo, può essere ancora più vantaggioso sfamare il secondo.

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