Pensioni: come funziona la rivalutazione 2023

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura

(BorsaeFinanza.it)

Con la circolare n.135 del 22 dicembre 2022, l’INPS ha reso noto il dettaglio di tutte le attività di rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali per il 2023, sulla base di quanto previsto dalla Legge di bilancio. Vediamo nei dettagli di cosa si tratta e chi ne trae beneficio dalle novità.

Rivalutazione pensioni: cosa prevede la Legge di bilancio

L’art. 1, comma 309, della Legge 29 dicembre 2022, n. 197, conosciuta come Legge di bilancio, ha rivisto la rivalutazione automatica per i trattamenti pensionistici per il periodo 2023-2024. Secondo la normativa, a partire dal 1° gennaio 2023, l’INPS applica un aumento delle pensioni pari al 7,3%, tenuto conto della rivalutazione del 100% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, relativamente ai trattamenti pari o inferiori a quattro volte il minimo – 2.101,52 euro al mese ai valori lordi di dicembre 2022. Per i pensionati il cui trattamento pensionistico cumulato è superiore a questo limite, la rivalutazione è attribuita sulla prima rata utile dopo l’approvazione della Legge di bilancio 2023.

Con la Legge di bilancio in materia di “Revisione del meccanismo di indicizzazione per gli anni 2023 e 2024 ed estensione per le pensioni minime delle misure di supporto per contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche”, dal 1° marzo 2023, non subisce variazioni per il periodo 2023 – 2024 la rivalutazione automatica riconosciuta al 100% per i trattamenti pensionistici pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS. Mentre, vengono rivalutati i trattamenti superiori a quattro volte il minimo INPS, secondo il seguente schema:

  • 85% per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS (tra 2.100 e 2.625 euro), determinando un aumento del 6,205%;
  • 53% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS (tra 2.626 e 3.150 euro), determinando un aumento del 3,869%;
  • 47% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo INPS (3.151 e 4.200 euro), determinando un aumento del 3,431%;
  • 37% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a dieci volte il trattamento minimo INPS (tra 4.201 e 5.250 euro), determinando un aumento del 2,701%;
  • 32% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo INPS (oltre 5.251), determinando un aumento del 2,336%.

L’importo relativo al trattamento minimo assume una sua valenza anche in rapporto ai limiti di riconoscimento delle prestazioni collegate al reddito. I valori definitivi per il trattamento minimo delle pensioni di lavoratori dipendenti e autonomi dal 2022 al 2023 passano come segue:

  • da 525,38 a 563,74 euro, con assegni vitalizi da 299,49 a 321,36 euro;
  • importo annuo da 6.829,94 a 7.328,62, con assegni vitalizi da 3.893,37 a 4.177,68.

Vi sono modifiche anche per quel che riguarda la pensione e l’assegno sociale. La pensione sociale passa da 386,54 a 414,76 euro al mese


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