(Money.it) L’ultimo a lanciare l’allarme è stato Pasquale Tridico, ormai ex presidente dell’Inps, il quale ha posto l’attenzione sul fatto che le pensioni del futuro rischiano di essere sempre più povere.
La causa principale è il passaggio integrale al regime contributivo, sistema di calcolo che si applica per tutti i contributi versati successivamente al 1 gennaio 1996. Per chi ha iniziato a lavorare dopo questa data, quindi, la pensione futura verrà calcolata interamente con il sistema di calcolo contributivo e ciò, come vedremo meglio di seguito, avrà conseguenze non solo sull’importo dell’assegno ma anche sulle possibilità di pensionamento.
Ci sono, infatti, almeno 5 cose che coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996 dovrebbero sapere se non vogliono avere spiacevoli sorprese quando arriverà il momento di andare in pensione.
La pensione terrà conto dei soli contributi versati
La prima cosa da sapere è come funziona il calcolo contributivo. Solo così, infatti, puoi farti un’idea di quanto andrai a prendere di pensione e semmai ritieni che ci sia il rischio di incorrere in un assegno molto basso puoi intervenire subito per provare ad aumentarla (qui alcune soluzioni per farlo).
Nel dettaglio, nel sistema di calcolo contributivo si tiene conto dei soli contributi versati, i quali – una volta rivalutati – vengono trasformati in pensione applicando un coefficiente tanto più vantaggioso quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.
Sono due, quindi, i fattori che incidono sull’importo della pensione:
- i contributi versati: bisognerà quindi tener conto degli stipendi percepiti, nonché degli anni di lavoro;
- l’età del pensionamento: tanto più si ritarda il collocamento in quiescenza, infatti, e tanto più si godrà di un coefficiente più alto.
Se la pensione è bassa non spettano integrazioni
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