In Italia, il settore del lavoro è molto spesso in crisi. Solitamente, quando si parla dei lavoratori si è soliti distinguere in lavoratori dipendenti – cioè quelle persone che offrono i loro servizi a un privato che li retribuisce – e lavoratori autonomi, i quali invece sono dei professionisti liberi da un rapporto di subordinazione per un terzo, ma vi lavorano comunque. Solitamente, questi ultimi soggetti sono spesso chiamati anche lavoratori a partita IVA.
La partita IVA, inoltre, viene utilizzata anche dalle imprese e dalle persone giuridiche italiane di tipo economico che effettuano dei guadagni e vogliono regolarizzarsi nei confronti delle tasse al fine di evitare uno spiacevole controllo fiscale con il rischio di pagare qualche pesante sanzione. Di seguito è possibile leggere tutto il necessario in merito a quando serve la partita IVA, come aprirne una e quali sono le varie tipologie presenti all’interno dell’ordinamento giuridico italiano. A differenza di quanto possa sembrare, ce ne sono diverse.
Cos’è la partita IVA? Quando serve
La partita IVA non è altro che un codice unitario che usano gli entri di controllo fiscali per verificare la regolarità contributiva dei soggetti che svolgono attività d’impresa o lavoro in proprio. Tramite questo codice, il lavoratore guadagna e paga le tasse mentre l’Agenzia delle Entrate e gli altri enti fiscali possono controllare la sua regolarità contributiva. La partita IVA è fondamentale per lavorare in maniera professionale e continuativa.
Chi vuole vendere ovvero offrire un servizio continuativo non può non possedere una partita IVA: in questo caso, infatti, per lo Stato si viene sostanzialmente equiparati a un evasore fiscale e quindi perseguito a norma di legge. Per lavorare senza partita IVA è possibile ricorrere alla ricevuta con ritenuta d’acconto per prestazione occasionale ma, in questo caso, esiste un limite annuo di 5.000 euro e quindi del tutto incompatibili con la possibilità di guadagnare davvero con la propria professionale.
Come aprire una partita IVA
Fortunatamente, aprire una partita IVA è molto semplice. Per fare ciò basta recarsi presso la più vicina sede territoriale dell’Agenzia delle Entrate e richiedere l’attribuzione di questo codice compilando diverse scartoffie. Nel caso in cui, invece, si voglia essere autonomi è possibile fare tutto anche in maniera telematica direttamente sul sito internet dell’AdE.
In fase di apertura della partita IVA vanno indicati codice ATECO, dati della persona che apre la partita IVA e tutta una serie di dichiarazioni ulteriori che dipendono, essenzialmente, dal tipo di partita IVA che si vuole aprire (alcuni aspetti, ad esempio, sono legati anche all’età del titolare).
Se prendiamo come esempio gli esperti fabbri di fabbrotorinoeprovincia.it ogni tecnico possiede un codice ATECO che individua la professione ed una partita IVA grazie a cui l’AdE calcola le tasse.
La partita IVA permette di emettere fattura e pagare le tasse. Sono diversi i regimi fiscali di una partita IVA e variano a seconda del fatturato annuo della persona, incidendo in maniera diretta anche sugli adempimenti fiscali e contabili che il proprietario, ovvero il commercialista incaricato, dovrà compiere.
Il primo è il regime forfettario di partita IVA: si applica solamente per chi ha un fatturato inferiore ai 65.000 euro all’anno e prevede l’esenzione totale dal pagamento dell’IVA e un’aliquota di solo il 15%. Chi non ha i requisiti del forfettario, invece, dovrà utilizzare l’aliquota ordinaria della partita IVA, cosa che aumenta di molto le tasse ma permette di accedere ad alcuni benefici come, ad esempio, la possibilità di scaricare le spese dell’IVA o di altri acquisti.