(BorsaeFinanza.it) Vai al contenuto
Cerca
Cerca
Close this search box.
Nonostante il dominio delle Banche centrali e la domanda di gioielli in calo, comprare e vendere metalli preziosi rimane una leva fondamentale per diversificare il portafoglio. L’asset class delle materie prime è vittima degli squilibri del mercato, eppure questi beni rifugio continuano a fornire un’ottima copertura in caso di recessione e periodi prolungati di aumento dell’inflazione. Ma sull’oro come vengono tassate le plusvalenze? Ecco una guida essenziale per capire quali sono gli obblighi fiscali quando si fa compravendita di preziosi da investimento.
Oro: come vengono tassate le plusvalenze
Innanzitutto, occorre precisare che la tassazione riguarda i metalli preziosi esclusivamente quando sono monete (coniate dopo il 1800, con corso legale nel Paese d’origine, purezza pari o superiore a 900 millesimi e vendute a un prezzo che non superi dell’80% il valore dell’oro fino contenuto) oppure allo stato grezzo, ad esempio le polveri, i lingotti e le placchette o i semilavorati come pani e verghe, con un peso superiore ad un grammo e purezza pari o superiore a 995 millesimi.
Sono esentate dalla tassazione le transazioni di oro usato che si riconducono all’oreficeria: collier, catenine, orecchini, anelli, bracciali e così via. In generale, i gioielli, i monili e tutti i metalli lavorati ad uso ornamentale sono esclusi da qualsiasi tassazione, insieme all’oro ad uso industriale, per la componentistica elettronica e per scopi medici e diagnostici.
Nella fase d’acquisto, l’oro comprato da operatori professionali (autorizzati e iscritti all’albo redatto dalla Banca d’Italia) non è soggetto all’IVA. Successivamente, una qualsiasi compravendita di metalli preziosi e di oro da investimento costituisce un’operazione finanziaria a tutti gli effetti, capace di procurare una plusvalenza tassabile o una minusvalenza detraibile (capital loss). Queste operazioni sono sottoposte a tassazione con l’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF. In Italia le plusvalenze generate dalla vendita di oro e metalli preziosi sono tassate con un’imposta sostitutiva del 26%, come qualsiasi altra rendita finanziaria. Per la semplice detenzione, invece, non è prevista alcuna imposta.
Come si calcola la base imponibile della plusvalenza
L’ammontare di tasse da pagare sulla compravendita di oro avviene calcolando la differenza tra il prezzo pattuito per la vendita e il valore d’acquisto del metallo prezioso. A questo importo bisogna sommare gli oneri di produzione, l’eventuale imposta di successione e le spese notarili. In concreto, la base imponibile della plusvalenza è data dalla differenza tra il prezzo di vendita dell’oro e il suo valore d’acquisto, aumentato degli oneri di produzione, eventuali successione o donazione. In caso di più operazioni, si segue il criterio LIFO (last in, first out): si considera per primo l’oro acquistato più di recente.
È l’articolo 68 del TUIR (il Testo Unico delle Imposte sui Redditi) al comma 6 a specificare che la base imponibile è costituita dalla “differenza tra il corrispettivo percepito ovvero la somma o il valore normale dei beni rimborsati e il costo o il valore di acquisto assoggettato a tassazione, aumentato di ogni onere inerente alla loro produzione, compresa l’imposta di successione e donazione, con esclusione degli interessi passivi”.
Nel caso di acquisto per successione, “si assume come costo il valore definito o, in mancanza, quello dichiarato agli effetti dell’imposta di successione, nonché, per i titoli esenti da tale imposta, il valore normale alla data di apertura della successione”. In caso di donazione, “si assume come costo il costo del donante”. È quindi fondamentale conservare sempre la documentazione completa d’acquisto dell’oro perché, se si smarriscono questi dati, alla plusvalenza si applica la tassazione in misura fissa con base imponibile del 25% del corrispettivo al momento della cessione.
Questo quadro, tuttavia, potrebbe presto cambiare. Nelle ultime settimane gli investitori in oro sono preoccupati dalla riforma della tassazione prevista dalla nuova Legge di Bilancio 2024. La normativa colpisce le transazioni prive di documenti che attestano il costo d’acquisto: in questi casi, si prevede un’imposizione del 26% sull’intero corrispettivo di vendita.
Come funziona con l’acquisto a titolo gratuito?
L’acquisto a titolo gratuito avviene per donazione o per successione. In caso di donazione, il valore d’acquisto da considerare è quello corrispondente al valore di mercato vigente al momento dell’elargizione. Il privato non è tenuto a segnalare questo possesso all’anagrafe tributaria. Diverso il caso della successione: l’erede che ha ricevuto oro da investimento è obbligato a presentare una dichiarazione di successione e a versare un’imposta, il costo fiscale d’acquisto. Le aliquote sono quell
© Borsa e Finanza