Oro: come cambia la tassazione sulle plusvalenze

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura

(BorsaeFinanza.it)

Gli investitori in oro vedranno tempi duri con la riforma prevista dalla nuova Legge di Bilancio dal punto di vista della tassazione. Le nuove norme prevedono una imposizione del 26% sull’intero corrispettivo di vendita, in assenza di documenti che attestino il costo di acquisto. Si tratta di un cambiamento radicale, in quanto allo stato attuale in caso di mancanza di un prezzo di acquisto vengono tassate le plusvalenze calcolate sul 25% del prezzo di mercato dell’oro detenuto.

L’obiettivo del provvedimento – che rientra nel pacchetto anti-evasione – è quello di colpire le speculazioni, salvaguardando i gioielli sotto forma di collane, bracciali, orecchini e anelli conservati dalle famiglie e adibiti a uso personale. C’è da dire che parte dell’oro che viene venduto arriva come regalo da eventi o feste, pertanto non è possibile risalire al costo d’acquisto. Questo potrebbe arrecare un pregiudizio per il soggetto che vende. Lo Stato conta di incassare circa 196 milioni di euro all’anno dalla nuova misura, basandosi sul fatto che nel 2022 le vendite complessive hanno superato i 3 miliardi di euro.

Oro: com’è la normativa attuale sulla tassazione

In Italia, la normativa che riguarda il possesso di oro da investimento, nella forma di lingotti e monete, e la compravendita dello stesso, è stabilita dalla legge n.7 del 17 gennaio 2000, in recezione della direttiva europea 98/80 del 12 ottobre 1998. Nella fase d’acquisto, l’oro fisico non è soggetto a imposte ed è esente da IVA ai sensi della art.10, comma 1, n.11 del DPR 633/1972. Questa esenzione IVA però vale se risparmiatori e investitori acquistano tramite operatori professionali di oro che hanno ricevuto l’autorizzazione e risultano iscritti all’Albo tenuto presso la Banca d’Italia.

Dal 1° luglio 2014 le plusvalenze derivanti dalla compravendita di oro sono equiparate alle altre rendite finanziarie e pertanto assoggettate a un’imposizione fiscale del 26%. L’imponibile come differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto viene determinato solo se la documentazione relativa all’acquisto sia stata conservata. Nella circostanza in cui invece se ne è sprovvisti, come detto sopra, la base imponibile è calcolata applicando il 25% del valore di mercato al momento della cessione.

Qualora – sempre in caso si disponga di una documentazione che accerti il valore di acquisto – dalla compravendita dovesse risultare una minusvalenza, questa può essere portata in diminuzione di eventuali plusvalenze realizzate nello stesso periodo d’imposta e nei 4 successivi,


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