(BorsaeFinanza.it)
L’Opa totalitaria su KME varata il 31 luglio scorso è in scadenza il prossimo 25 settembre. Se non venisse superata la soglia minima verrebbe comunque seguita la strada della fusione per delisting, con il rischio che ai piccoli azionisti rimangano in mano titoli non quotati. Il documento ufficiale dell’offerta pubblica di acquisto finalizzata al delisting, relativa alla totalità delle azioni ordinarie, di risparmio e dei warrant 2021-2024 in circolazione, parla chiaro: “Qualora ad esito delle offerte non si verificassero i presupposti per il delisting, la società intende perseguire il delisting mediante la fusione inversa della Società in KMH, previa approvazione da parte dei competenti organi sociali. Al riguardo è intenzione della società avviare il necessario iter procedurale anteriormente all’esito delle offerte, in modo che la necessaria assemblea straordinaria possa tenersi nel più breve tempo possibile dopo la conclusione delle offerte stesse“.
Si segnala infine che, ai sensi dell’Accordo di investimento, Quattroduedue, azionista di controllo dell’emittente con una partecipazione pari al 47,46% del capitale ordinario e al 63,59% dei diritti di voto, si è impegnata a votare a favore nell’assemblea di KME eventualmente convocata per deliberare la fusione di KME con KMH. Poiché Quattroduedue alla data del documento di offerta è già titolare del 63,59% del totale dei diritti di voto e poiché in sede di assemblea straordinaria la titolarità di almeno il 66,67% del totale dei diritti di voto consente l’assunzione delle delibere sottoposte all’assemblea straordinaria, in caso di perfezionamento dell’Opa sulle azioni ordinarie, Quattroduedue risulterebbe titolare di diritti di voto superiori al 66,67% del totale di diritti di voto e, pertanto, il suo voto favorevole sarebbe sufficiente ad approvare la fusione di KME con KMH in sede di assemblea degli azionisti ordinari. A quel punto, per evitare il possesso di titoli non quotati, ai piccoli azionisti non rimarrebbe altro che esercitare il diritto di recesso, dove l’incasso non sarebbe comunque superiore all’euro per azione relativo all’Opa, ma casomai inferiore in base a quanto previsto dal codice civile.
La nuova KME. Il Mef ha già formalmente dichiarato che non eserciterà il Golden power, quindi la nuova strada di KME, già Intek group fino a giugno 2022, è tracciata. Il 22 aprile 2022 il Cda ha deliberato di procedere alla focalizzazione duratura e strategica dell’attività sulla gestione industriale di KME SE: questa nuova strategia condurrà la società a non essere più una holding di carattere finanziario, bensì una holding focalizzata sulla gestione industriale del suo principale investimento, cioè KME SE. La nuova strategia si fonda sulle prospettive di sviluppo dei mercati di riferimento del settore “copper” (elettrico, elettronico, automotive e settore energetico), il cui tasso di crescita è previsto nell’ordine del 5% per il quinquennio 2022-2026 secondo i principali specialisti (IHS Markit, IDC Black Book, HIS Industrial Automation Equipment). Tali assunzioni hanno un carattere operativo e la loro realizzazione è incerta, specifica la società, non dipendendo dalla sua sfera di controllo.
Il prezzo è giusto. Un Cagr del 5% da qui al 2026 non è certo stratosferico e rafforza la convinzione che i prezzi dell’Opa (1 euro per le azioni ordinarie, 1,08277 per le risparmio e 0,60 euro per i warrant) siano convenienti: il comitato parti correlate, avvalendosi di un team di specialisti, ha infatti individuato il range tra 0,94 e 1,08 euro in cui può ricadere il reale valore del titolo ordinario, ottenuto incrociando la metodologia di valutazione patrimoniale del Nav con quella di mercato basata sui premi registrati nelle offerte pubbliche similari degli ultimi tre anni. Analogamente, incrociando quest’ultimo metodo con la valorizzazione s
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