Oltre 70 mila le aziende a rischio chiusura

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura
Wall Street

Sono precisamente 73.200 le aziende italiane che rischiano la chiusura. Penalizzati il Sud (19.900 le imprese pronte a chiudere il cancello ) e il Centro con ben 17.500. Quali tipologie sono a rischio? Società di servizi (17%) e quelle del a ettore manifatturiero (9%) le più penalizzate.

Instabilità strutturale, scarsa innovazione tecnologica e problemi legati a digitalizzazione ed export, sono le problematiche che hanno penalizzato queste realtà.

Lo studio congiunto condotto dal Centro Ricerche Svimez e dalle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere è stato svolto su un campione di 4.000 aziende manifatturiere.

Il 48% delle imprese italiane risulta non  innovativa, non digitale e non pronta ad affrontare le sfide dell’export. Il 55% di queste aziende “Old Style” sono localizzate al ​​Sud, il 50% al Centro, il 46% nel Nord-ovest  e il 41% rispettivamente nel Nordest.

Ciò che stupisce è che proprio nel settore dei servizi, che  i deficit di innovazione e digitalizzazione diventano più consistenti. Le imprese a rischio in tal settore sono in aumento, fino a superare il 50% a livello nazionale e  raggiungendo quasi il 60% nel Mezzogiorno.

31% e 39% sono le percentuali rispettivamente del territorio nazionale e del Mezzogiorno per quando concerne là aziende del settore manifatturiero.

Per sintetizzare ciò che consola è che l’ampio divario tra Sud e Nord non sembra penalizzare le aziende di servizi  della “bassa penisola”, ciò che rattrista è che questa “uguaglianza” sia associata ad un dato negativo ovvero il rischio chiusura la chiusura.

Per altri settori industriali  il divario Nord-Sud è ancora evidente: le difficoltà di ripresa del Meridione sono evidenti: circa il 27% delle aziende con previsioni di performance negative sono situate in questa area. Di contro il 19% sono quelle situate del Nordest  e il 25% al Centro.

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