(Money.it) L’Italia ospita da anni ormai armi nucleari statunitensi e ben presto ne arriveranno altre. Proprio in questi giorni, infatti, si è tornati a parlare della bomba nucleare B61-12 che ben presto gli Stati Uniti dovrebbero inviare presso alcune basi militari italiane, nonostante questo contravvenga il trattato di non proliferazione nucleare (Tnp).
Tutto ciò è possibile per via del nuclear sharing. Attualmente l’unico Paese a sfruttare la condivisione di armi nucleari sono gli Stati Uniti: unici ad aver installato le proprie armi sin altri Paesi (anche non nucleari).
Ma sicuramente questo non è l’unico problema in questo settore. Infatti, la Nato è l’unica alleanza che si autoproclama “nucleare”. Proprio questi aspetti sono stati ampiamente discussi e criticati all’interno del Forum Act on it, che si è tenuto a Oslo il 9 marzo 2023.
A promuovere questa iniziativa anche Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons ), una campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, la quale nel 2017 si è aggiudicata il premio Nobel per la pace proprio per il suo operato.
Stando a quanto si può leggere nella pagina ufficiale del Forum, i cinque paesi che ospitano testate statunitensi (Italia, Germania, Turchia, Belgio e Paesi Bassi) hanno costantemente mostrato una maggioranza a favore del ritiro. Ma molti altri Stati hanno criticato la pratica del nuclear sharing, e c’è il rischio che altri potrebbero usarla come modello. Ecco cos’è il nuclear sharing e quali sono i rischi per l’Italia.
Nuclear sharing: ecco cos’è
Oggi l’Italia ospita armi nucleari Usa presso le basi militari di Ghedi (in provincia di Brescia) e Aviano (in provincia di Pordenone) a causa del nuclear sharing, ossia degli accordi bilaterali di cooperazione nucleare (segreti) tra gli Stati Uniti e il Paese ospitante.
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