Non solo la merce, ora si vende l’esperienza: il mondo dell’arredo torna nei centri storici

Di Barbara Molisano 4 minuti di lettura
camden e shopping

Ce lo ha dimostrato “Camden town” a Londra, già un decennio fa con i suoi negozi dalle insegne 3D e dalle facciate artistiche, con gli interni in cui si passeggia e quasi si vive in armonia con i prodotti e la loro storia eppure ora “è sempre più vero, soprattutto quando si parla di negozi per arredo”. Lo shopping è legato all’esperienza e i negozi diventano dei veri e propri luoghi di culto. Continuano a risuonare le sirene del retail, spazi fisici dove vedere mobili e complementi oltre a cucine e bagni, parlare con architetti o consulenti. Infatti, dopo il Covid e il lockdown, tutte le forme di vendita al dettaglio fisica hanno vissuto una seconda giovinezza.

Alla riscoperta dello showroom accogliente

Al momento, il design dei mobili ha addirittura un vantaggio rispetto alla moda perché esiste un tipo di spazio che può funzionare solo per i marchi di casa: gli showroom. A differenza della moda, dove i vestiti sono appesi in modo anonimo e anche un po’ malinconico, e gli accessori sono disposti sugli scaffali. I negozi di mobili assomigliano a case vere e quindi non devono trovarsi a molte centinaia di metri di distanza l’uno dall’altro. Danno l’impressione che sia clienti privati ​​che partner di grandi progetti, architetti e interior designer stiano entrando nel mondo del marchio.

Tra i cambiamenti più importanti avvenuti nel mondo della distribuzione c’è quello che ha interessato il design del mobile. Non solo per la necessaria apertura del commercio elettronico, l’ultimo arrivato nei canali di vendita di tutti i beni e servizi. Le modifiche hanno interessato anche altri canali, il commercio al dettaglio (negozi ambulanti) e il cosiddetto mercato all’ingrosso.

Come per le prime, nelle principali città e capitali, dentro e fuori l’Europa, negli ultimi dieci anni sono stati aperti molti negozi monomarca, come vengono chiamati nel settore moda, oltre a spazi per più brand o specializzati, per esempio, nei tessuti per la casa.

Anche in questo caso il modello si avvicina ad una moda multimarca.

Al di fuori dei centri storici è aumentato il numero dei punti di apertura delle catene di medie e medie dimensioni, soprattutto estere, spesso negli stessi luoghi dove, ad esempio, si trovano le insegne Ikea. Con una curiosa aggiunta: proprio mentre fioriva l’apertura di grandi spazi segnalati, come la Maison du Monde, Ikea si avvicinava ai centri storici, con l’apertura di piccoli negozi (a Milano ce n’è uno a due passi dal Duomo), dove propone servizi di consulenza e pianificazione dello spazio, ma non vende mobili e accessori. La grande differenza tra moda e design d’arredo per i negozi di strada è sempre stata la necessità di metri quadrati: i negozi di abbigliamento e accessori – anche per i vincoli architettonici dei centri storici – possono bastare solo cento metri (anche se, ovviamente, ci sono quelli che vanno molto oltre). Il design del mobile ha bisogno di superfici diverse: non è un caso che già dal 2016 Armani Casa si sia spostato dagli spazi “stretti” del quadrilatero della moda al mega store di Corso Venezia, che per decenni ha ospitato DePadova (oggi parte di Boffi Grappolo). Ma grazie alle connessioni (e alle somiglianze) tra i due mondi, e tra i brand di moda e design che si sono uniti in questi anni per lanciare linee speciali per la casa, gli ultimi store sono una felice ibridazione. Il digitale, ovviamente, aiuta: i prodotti esposti in negozio sono di tuo gradimento, i cataloghi online interattivi permettono ai clienti di arrivare più lontano.

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