“Non abbiate paura dell’Intelligenza artificiale: non è così intelligente”

Di Valentina Ambrosetti 2 minuti di lettura
innovazione e tecnologia

AGI – Intelligenza artificiale: quanta confusione possono fare due parole. Prima di tutto perché di intelligente non c’è nulla. E poi perché l’accostamento trae in inganno: sembra il frutto di un matrimonio, quello tra ingegneria e biologia, unite nel tentativi di ricreare la mente umana. “In realtà è un divorzio”, afferma Luciano Floridi, professore di Filosofia ed Etica dell’informazione a Oxford e presidente dell’International Scientific Board di Ifab. Niente drammi: un divorzio può essere una tappa per creare un matrimonio tra “blu e verde”. Cioè tra digitale e tutela dell’ambiente.

Professore, perché l’intelligenza artificiale è un divorzio?

Perché creare artefatti e provare a replicare l’intelligenza umana sono in realtà divergenti. Con l’intelligenza artificiale divorziano la capacità di agire con successo e la necessità di essere intelligente per farlo. Faccio un esempio…

Prego…

Il robot che taglia l’erba, muovendosi nel giardino in totale autonomia, ha intelligenza zero, ma fa una cosa molto bene. Se dovessi farla io, sarei meno efficiente e dovrei applicare la mia intelligenza per evitare di distruggere il cespuglio di rose. È un miracolo: non è mai successo prima di avere grande successo in qualcosa senza applicare l’intelligenza. Di fatto, oggi produciamo straordinarie lavatrici, capaci però di fare cose sempre più complesse.

Come si fa a far funzionare questo divorzio?

Il divorzio funziona quando è possibile “scollare” processo e intelligenza. Il successo dipende quindi da quanto riesco a trasformare l’ambiente in modo che sia accogliente per l’AI. Guardiamo le auto a guida autonoma: riescono già ad andare da A verso B, ma per funzionare devono cambiare le strade. Il semaforo è fatto per i nostri occhi, mentre all’intell

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