Il Consiglio dei ministri dispone di una nota aggiornata per il DEF con le prime riforme e il rinvio del termine per Assegno unico e IRAP
Il Consiglio dei ministri ha approvato il 29 settembre una versione aggiornata del DEF (NaDEF), il Documento di economia e finanza 2021, con un nuovo quadro macroeconomico per il prossimo triennio e strategie di politica economica. Il Ddl è però ancora in fase di approvazione con una delega al governo sulla riforma fiscale, che non è all’ordine del giorno: se ne discuterà dopo le elezioni amministrative del 4-5 ottobre. I dati della crescita per il 2021 sono stati discussi in cabina di regia prima del Consiglio dei ministri, con le stime per il periodo fino a fine anno: il debito pubblico è stimato al 153,5% (meno del previsto), il PIL al 6 % (durante il periodo di ripresa) e un disavanzo del 9,4% (molto inferiore alle proiezioni della scorsa primavera).
In NaDEF gli interventi previsti dovrebbero portare alla crescita del PIL (+ 4,2% dal trend), raggiungendo il 2,8% nel 2023 e l’1,9% nel 2024. Cifre che supportano le prossime riforme, molte delle quali inserite nella Legge di Bilancio 2022 (che dovrebbe avere un tetto di 18 miliardi), grazie a un effetto crescita atteso di 16 miliardi, ora e fino ai prossimi anni (il disavanzo è stimato al 5,6% nel 2022, al 3,9% nel 2023 e fino al 3,3% nel 2024), come la riforma fiscale, il cui testo sarà fortemente condizionato anche da scelte politiche.
E in ogni caso, un’attuazione non è prevista prima del 2023, visto che serviranno fondi aggiuntivi per la prossima manovra (i 3 miliardi già stanziati saranno davvero pochi). Il motto è dunque prudenza, come ha ricordato il ministro dell’Economia Daniele Franco: “quest’anno cresceremo di circa del 6%, l’anno prossimo almeno del 4%. Sono tassi di crescita anche più elevati di quelli che ci aspettavamo, ma l’anno scorso abbiamo perso nove punti di PIL: torniamo a malapena dove saremmo stati senza il Covid”.
In generale, la politica fiscale resterà espansiva fino a quando il PIL e l’occupazione non si riprenderanno dal calo e dalla mancata crescita dovuti alla crisi del Covid: l’orizzonte temporale è fissato al 2024, data prevista della linea di demarcazione dalla quale indirizzerà la politica fiscale a ridurre il deficit strutturale e riportare il rapporto debito/PIL ai livelli pre-crisi entro il 2030.