Mutuo ipotecario: il mattone diventa sempre più salato

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
Wall Street

Un mutuo è un prestito a medio o lungo termine che di solito dura dai 5 ai 30 anni. Questo si chiama mutuo perché il pagamento alla banca è garantito dall’ipoteca sull’immobile in acquisto. In genere, il cliente riceve l’intero importo in un’unica soluzione e lo paga nel tempo in pagamenti fissi o variabili.

La pianificazione di lungo termine è fondamentale

Vista la durata, il prestito necessita di un’attenta pianificazione nel medio termine, il che significa valutare se c’è abbastanza reddito per pagare le rate. È ragionevole che il contributo non superi un terzo del reddito disponibile a copertura delle spese. Il costo più importante di un mutuo è l’anticipo, che consiste nella quota capitale per estinguere il mutuo e nel tasso di interesse calcolato in base al tasso di interesse, che può essere fisso o variabile.

Differenza tra tasso fisso e variabile

Il tasso fisso è stabilito contrattualmente per l’intera durata del prestito. Lo svantaggio è l’impossibilità di trarre vantaggio da eventuali riduzioni dei tassi di mercato che potrebbero verificarsi nel tempo. Il tasso fisso è consigliato a coloro che temono che i tassi di mercato possano salire e vogliono essere sicuri degli importi dei singoli pagamenti e dell’importo totale del debito dovuto dal momento della firma del contratto.

Il tasso variabile può variare in date predeterminate rispetto al tasso iniziale in quanto segue le fluttuazioni di un indice di riferimento tipicamente fissato nei mercati monetari e finanziari. Il rischio principale è un aumento dell’importo della rata. Un tasso variabile è consigliato a chi vuole che il tasso segua sempre l’andamento del mercato e, comunque, riesca a sopportare l’eventuale aumento dell’importo della rata. Il tasso di interesse può variare da fisso a variabile (o viceversa) per scadenze fisse e/oa determinate condizioni specificate nel contratto.

Oltre agli interessi, il mutuo ipotecario prevede costi aggiuntivi, ovvero:

  • un’imposta del 2% sull’importo totale o dello 0,25% nel caso di acquisto della “prima casa”, che viene trattenuta direttamente dalla banca;
  • spese di istruttoria;
  • la commissione annua di gestione della pratica;
  • le spese per l’incasso della rata.
  • spese di perizia eventualmente necessarie per la stima dei beni ipotecati;
  • spese notarili per contratto di mutuo e iscrizione di ipoteca nei registri immobiliari;
  • il valore del premio assicurativo.
Condividi questo articolo
Exit mobile version