Mutui a tasso variabile: le rate, secondo CRIF, stanno diventando ingestibili

Di Stefano Trevisan 2 minuti di lettura
Mutuo

Secondo un’analisi condotta da CRIF, a gennaio 2022 il 26% dei mutui ipotecari attivi era a tasso variabile. L’aumento dei tassi da parte della BCE ha avuto un impatto significativo sulla rata media di questi mutui, che è aumentata del +36% rispetto ai minimi registrati a metà 2022. In particolare, per i mutui erogati negli ultimi 5 anni l’incremento è stato del +49%.

Aumento dell’esposizione finanziaria dei mutuatari

Nonostante le 24 rate pagate nel periodo fra gennaio 2022 e dicembre 2023, l’analisi di CRIF indica un aumento del +25% dell’indebitamento complessivo di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 5 anni. Tuttavia, nonostante l’innalzamento dei tassi di interesse, non si è registrato un aumento significativo nel tasso di insolvenza tra i mutuatari.

Aumento della tensione finanziaria

L’analisi dell’indice di tensione finanziaria di CRIF mostra un peggioramento della situazione per i soggetti con mutui a tasso variabile. Si è verificato uno spostamento di oltre 15 punti percentuali dalle classi di livello basso e medio-basso a quelle di livello medio-alto e alto, indicando un aumento della tensione finanziaria.

Prospettive future

Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, commenta che nonostante gli impatti del crescita dei tassi di interesse, i dati non mostrano un aumento significativo del tasso di insolvenza. Le prospettive di un possibile abbassamento dei tassi a giugno 2024 potrebbero portare a un sollievo per i mutuatari, contribuendo a stabilizzare la situazione finanziaria. Tuttavia, è fondamentale rimanere vigili nell’attuale contesto di incertezza macroeconomica e geopolitica per affrontare le sfide future.

Condividi questo articolo
Exit mobile version