Mirtilli rossi e neri: alleati delle vie urinarie e del cervello

Di Valentina Ambrosetti 5 minuti di lettura
mirtilli rossi e neri

AIUTANO DAVVERO  A PREVENIRE LE INFEZIONI URINARIE?

Sebbene il consumo di mirtilli rossi  sia ampiamente raccomandato per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie e il sollievo dei sintomi, l’attività preventiva dei mirtilli rossi contro le infezioni delle vie urinarie non è stata ancora del tutto dimostrata. Sono stati condotti numerosi studi clinici, tra cui alcune recenti meta-analisi: diversi studi hanno dimostrato un effetto protettivo dei mirtilli rossi contro le infezioni del tratto urinario, mentre altri non hanno riscontrato effetti significativi. L’attuale controversia sulla controversa efficacia clinica e sul costo degli integratori di mirtillo rosso è stata attribuita ai pochi prodotti e dosaggi commerciali di mirtillo rosso e alla mancanza di un protocollo sistematico per la selezione dei soggetti e gli studi clinici.

NERO E MIRTILLO, QUAL È LA DIFFERENZA?

Il valore nutritivo dei mirtilli neri e rossi è molto simile, quello rosso ha meno zuccheri e più fibre di quello nero, ma la varietà rossa non è tipica del nostro territorio. I mirtilli sono ricchi di vari gruppi di flavonoidi, in particolare proantocianidine, antociani e flavonoli, nonché acidi fenolici e benzoati. Tra i possibili meccanismi alla base dell’effetto protettivo del mirtillo rosso contro le infezioni del tratto urinario c’è la capacità dei polifenoli del mirtillo rosso di agire come utili agenti antiadesivi per prevenire e inibire l’adesione dei patogeni ai recettori delle cellule uroepiteliali, che sembra essere un passo importante nella patogenesi di queste infezioni. . I batteri probiotici e l’uso dello zucchero D-mannosio, saccaride che possiede anche proprietà antiaderenti, sono considerati altri trattamenti interessanti per le infezioni delle vie urinarie. Inoltre, vengono offerte anche combinazioni di mirtilli rossi con alcuni ceppi probiotici e allo stesso tempo con D-mannosio. I mirtilli sono ricchi di antociani, così come i mirtilli, ma la loro efficacia come coadiuvante nella prevenzione o nel trattamento delle infezioni del tratto urinario è ancora discutibile e poco chiara.

GLI ANTOCIANI HANNO PROPRIETA’ ANTIBATTERICHE?

Solo pochi studi in vitro hanno testato l’effetto degli antociani su ceppi uropatogeni di E. coli isolati dalle urine di pazienti con diagnosi di infezioni del tratto urinario e solo uno su Pseudomonas aeruginosa. Sebbene questi risultati sembrino promettenti, i ricercatori devono ancora trovare una serie di agenti patogeni suscettibili. Pertanto, è attualmente di interesse valutare l’attività antibatterica degli antociani del mirtillo non solo contro i patogeni di origine alimentare, ma anche contro i ceppi batterici associati alle infezioni del tratto urinario. Inoltre, risultati promettenti simili sono stati ottenuti con bacche diverse dai mirtilli, come la pianta ad arbusto Aronia melanocarpa. Gli estratti di antociani possono essere adiuvanti o alternative agli antibiotici sintetici perché contengono combinazioni dinamiche di sostanze fitochimiche bioattive che possono combattere la resistenza agli antibiotici. I risultati attuali indicano che le miscele complesse di estratti di mirtillo hanno una maggiore efficacia antibatterica contro Salmonella e Campylobacter pylori rispetto ai singoli composti, probabilmente a causa di un effetto sinergico tra i fitochimici. Pertanto, sembra giustificato studiare miscele complesse di antociani piuttosto che composti purificati.

I MIRTILLI PROTEGGONO DALLA DEMENZA?

Un recente studio pubblicato sulla rivista Nutrients suggerisce che gli integratori di mirtilli riducono il rischio di demenza proteggendo dal declino cognitivo. Lo studio è interessante perché confermerà i risultati ottenuti negli animali e negli studi osservazionali. Pertanto, il consumo di mirtilli sembra conferire un beneficio alle persone in sovrappeso che stanno iniziando a sperimentare un declino cognitivo, che colpisce sia la funzione cerebrale che gli aspetti metabolici come la sensibilità all’insulina. Sarebbe anche opportuno testare il ruolo di un eventuale impatto sul microbiota di tale consumo, visti gli interessanti dati sull’asse intestino-cervello.

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