Migliaia di animali subiscono lo sfratto, manca l’acqua e i soldi per il sistema idrico

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
zimbabwe animali

Lo Zimbabwe ha iniziato a spostare più di 2.500 animali selvatici da una riserva nel sud a una nel nord del paese per salvarli dalla siccità poiché i devastanti cambiamenti climatici hanno sostituito il bracconaggio come una grave minaccia per la fauna selvatica.

Quanti gli animali sfrattati?

Gli animali sfollati includono circa 400 elefanti, 2.000 impala, 70 giraffe, 50 bufali, 50 gnu, 50 zebre, 50 antilopi, 10 leoni e un branco di cani selvatici. Gli impatti dei cambiamenti climatici sulla fauna selvatica stanno colpendo l’intera Africa, con tutti i parchi nazionali sempre più minacciati da precipitazioni molto al di sotto del necessario.

Chiunque offra una cifra congrua potrà d’ora in poi acquisire e gestire la fauna selvatica, a patto che abbia terra a sufficienza. Quanta terra ? Non è ancora noto come non è  noto l’importo per il quale l’animale può essere acquistato. Esiste il pericolo reale che vengano organizzate vere e proprie deportazioni di massa di animali selvatici per inviarli non si sa dove. Sebbene la Zimbabwe Parks and Wildlife Authority abbia contattato i residenti locali per una cooperazione, non vi è alcuna certezza che i gestori del parco non cederanno al denaro straniero.

Potrebbero essere acquistati anche da Paesi stranieri

L’anno scorso lo Zimbabwe ha svenduto animali selvatici a causa della siccità: il Paese ha dato il via libera all’esportazione di 60 elefanti, la metà dei quali è finita in Cina, dove continua a prosperare il commercio di avorio. Circa 54.000 degli 80.000 elefanti dello Zimbabwe vivono nel Parco nazionale di Hwange. Le autorità affermano che il loro numero è quattro volte superiore a quello che dovrebbe contenere questo territorio. Ciò significa che più di 40.000 animali potrebbero essere deportati o soppressi.

Il problema è che il parco stesso si trova in un luogo dove non ci sono fiumi, che con i soldi di finanziatori privati ​​acquista carburante che aziona macchine per pompare l’acqua dalle piscine sotterranee alle piscine artificiali. La siccità ha messo in crisi questo sistema e la fauna che abita la riserva dovrà pagarne le conseguenze.

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