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«Prima o poi un uomo che indossa due facce dimentica qual è quella vera». Così Aaron Stampler il protagonista del thriller Schegge di paura di Gregory Hoblit del 1996, tratto dal best seller Primal Fear di William Diehl e interpretato da un giovanissimo Edward Norton al suo esordio cinematografico, dopo aver superato al fotofinish la candidatura di un altrettanto giovanissimo Matt Damon, confessa davanti al suo incredulo avvocato Martin Vail (Richard Gere) che il colpevole del tragico omicidio di cui è accusato è in realtà il suo alter ego, Roy. Aaron come Dott. Jekyll e Mister Hyde, una storia di bipolarismo, dunque. Anche i mercati finanziari, come il protagonista del film, sembrano affetti da tale disturbo.
Il bipolarismo dei mercati finanziari negli ultimi due anni
Nel 2021 il sole splendeva alto sui mercati finanziari e nessuna nuvola all’orizzonte sembrava poter oscurare la lucentezza delle performance. L’indice MSCI World Net Return segnava a fine anno, in dollari, un ragguardevole +21%. Poi, all’improvviso, il buio. Il cielo è diventato scuro, l’aria umida e una grandinata di cattive notizie si è abbattuta sui mercati: l’aggressione russa all’Ucraina, l’inflazione galoppante, i tassi d’interesse che arrivano a toccare il cielo e il prezzo dell’energia alto come non mai.
Aaron che di colpo diventa Roy e l’indice MSCI World che nel corso del 2022 precipita verso il basso con un drawdown del -26%, segnando il suo minimo soltanto nel mese di ottobre. Drammatico è stato anche il risultato del mercato obbligazionario con l’indice Bloomberg Global Aggregate che ha chiuso l’anno con una discesa del -16%. Mercato obbligazionario che nella parte più lunga della curva si trova ancora oggi, all’inizio dell’ultimo trimestre del 2023, a fare i conti con una contrazione di valore dal suo picco massimo.
I titoli governativi statunitensi a lungo termine, con una maturità di oltre vent’anni, hanno ceduto nell’ultimo anno e mezzo circa il –46%: in termini percentuali si tratta una perdita maggiore rispetto a quella subita dall’indice azionario americano S&P500 durante la pandemia Covid 19 che fu del -30% e ormai quasi equivalente a quella che si verificò a seguito dello scoppio della bolla delle Dot.com di inzio secolo, pari al -48%. Non solo. L’ETF obbligazionario Vanguard Extended Duration Treasury è andato ben oltre, con un ritorno negativo ad oggi di circa il -58%. Una caduta maggiore di quanto registrato dal mercato azionario a stelle e strisce dopo il Big Crash del 2008, quando il rendimento si fermò a -53%.
Stessa sorte è toccata nel 2023 agli indici obbligazionari europei a maggior duration: il Bloomberg Euro Government Bond 15-30 anni è finito a -43% rispetto ai massimi, mentre l’Iboxx Eurozone con debito in scadenza superiore ai 25 anni è precipitato a -54% rispetto alla sua quotazione di dicembre 2020.
La strategia per difendersi
Torniamo alla domanda iniziale: il crudele Roy “vive” nascosto nell’animo dei mercati finanziari ed è pronto a colpire sul più bello? Mercati che come un Giano Bifronte sono sempre pronti a mostrare il loro volto peggiore e più minaccioso? Oppure è solo un problema di prospettiva, di come gli investitori guardano agli investimenti finanziari?
Se prendiamo i rendimenti rolling di un portafoglio bilanciato composto da 50% MSCI World Net Return e 50% Global Aggregate Total Return, il tutto in valuta euro e con ribilanciamento annuale, dal 1991 ad oggi i risultati sono alquanto sorprendenti :-22% è il rendimento rolling a 12 mesi peggiore di sempre, registrato tra aprile 2002 e marzo 2003, seguito da quello relativo all’anno 2008 pari a -14% e, infine, da quello del 2022 con un -11%.
Se l’orizzonte temporale di analisi dei rendimenti viene esteso a 24 mesi, il risultato più sfavorevole si riduce al -13% di giugno 2001-maggio 2003, seguito dal -7% di aprile 2007-febbraio 2009, per passare poi ad appena un -0,8% di o
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