Massacro di Ponticelli, cos’è successo e chi sono Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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(Money.it) Gridano ancora alla loro innocenza Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, i quali nel 1983 furono accusati e poi condannati per il massacro di Ponticelli, uno dei crimini più efferati che siano stati commessi in Italia.

I tre, all’epoca ventenni, furono accusati di aver rapito, seviziato, stuprato e ucciso due bambine del Rione Incis nel quartiere Ponticelli a Napoli: Barbara Sellini di soli 7 anni e Nunzia Munizzi di appena 10 anni. I loro corpi furono ritrovati semi carbonizzati.

La storia delle due vittime, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, e di Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo è diventato l’oggetto dell’inchiesta di Inside, lo spinoff de Le Iene che andrà in onda proprio questa sera su Italia uno alle 20.30.

Ciò che i tre e la commissione Antimafia rimproverano alle forze dell’ordine e giudiziarie dell’epoca sono le evidenti carenze investigative che portarono all’incarcerazione di Imperante, La Rocca e Schiavo, quando le testimonianze delle amiche di Nunzia e Barbara portavano a un altro nome.

Davanti a una simile vicenda è giusto ricordare cosa accadde, come si svolsero le indagini e chi sono e dove sono oggi i tre accusati del massacro di Ponticelli

Massacro di Ponticelli, il caso: cos’è successo

Barbara Sellini e Nunzia Munizzi erano due bambine di 7 e 10 anni che abitavano nello stesso palazzo nel quartiere di Ponticelli, alla periferia di Napoli. La sera del 2 luglio 1983, alle 19.30 le due bambine uscirono di casa ma non fecero mai ritorno e solo il 3 luglio i loro corpi furono ritrovati abbracciati e carbonizzati in un cantiere lì vicino. Stando all’autopsia del medico legale, le bambine erano state torturate con un coltello a serramanico e Nunzia sarebbe stata anche vittima di violenza sessuale. Dopo averle uccise, i corpi sarebbero stati posizionati in forma di abbraccio e poi dati alle fiamme.

A poche ore dal ritrovamento, una loro compagna di scuola, Antonella Mastrillo, avrebbe raccontato alle forze dell’ordine ciò che aveva detto alla madre la sera prima, la bambina aveva v


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