(Money.it) Mentre la guerra russo-ucraina infuria e le sanzioni continuano a colpire l’economia russa, gli Stati Uniti continuano a comprare uranio arricchito dalla Russia per le proprie centrali nucleari.
Se l’amministrazione Biden ha tentato di isolare Vladimir Putin, sembra che la stessa Casa Bianca dipenda – almeno in parte – dalla Russia per il settore nucleare (e quindi energetico). A portare all’attenzione di tutti questa realtà, che in realtà era sotto gli occhi di tutti, è stata una lunga inchiesta del New York Times.
Una contraddizione inspiegabile se non si comprendono le ragioni storiche ed economiche che blocca queste due nazioni in un paradosso senza uscita. Ecco cosa prevedono gli accordi commerciali e perché nessuna delle due potenze ha interrotto gli scambi.
Ma quale guerra, Stati Uniti-Russia sono ancora partner commerciali nel nucleare
Molti esperti vedono la dipendenza di Washington da Mosca nel nucleare come preoccupante: nonostante le sanzioni e il tentativo americano di isolare economicamente la Russia, gli Stati Uniti continuano a comprare uranio arricchito russo. E non può far altrimenti.
A oggi, infatti, negli Stati Uniti non c’è alcuna azienda statunitense che si occupi della produzione di uranio arricchito, eppure la nazione dipende molto dal nucleare da un punto di vista energetico. L’energia nucleare genera più di metà dell’elettricità americana ottenuta da fonti rinnovabili e la sua importanza è destinata ad aumentare in futuro alla luce di un possibile processo di de-carbonizzazione dell’economia americana.
A maggior ragione se all’orizzonte si profila l’avvento della fusione magnetica, ossia, come spiega il Corriere, un “nucleare pulito (senza scorie)” e che non necessita dell’uranio. Nel frattempo, l’uranio arricchito resta indispensabile per alimentare i reattori. E almeno un terzo di essi è alimentato con quello russo, grazie all’
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