Long covid e bambini: stanchezza ed insonnia per i più piccoli

Di Gianluca Perrotti 2 minuti di lettura

Long Covid, il 17% dei bambini e adolescenti italiani che hanno avuto un’infezione mostra sintomi dopo 3 mesi. Congestione nasale, mal di testa e affaticamento sono i più comuni e l‘insonnia è la più persistente nel tempo.

I dati provengono dal primo studio prospettico di Long Covid condotto su bambini e adolescenti italiani, coordinato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma, i cui risultati preliminari sono illustrati oggi al 77° Congresso della Società Italiana di Pediatria (Sip), che si svolgerà a Sorrento. Lo studio, iniziato a novembre 2021 e terminato a marzo 2026 e condotto in 14 centri in tutto il paese, ha finora arruolato circa 1.000 bambini e adolescenti con una precedente infezione da SarS-CoV-2 di varia gravità.

Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria e direttrice della Clinica pediatrica dell’Università di Parma, responsabile del Tavolo tecnico malattie infettive e vaccinazioni della Sip afferma: “Identificare le potenziali conseguenze a lungo termine del Long Covid e la relazione con l’infezione acuta è importante per la gestione e la riabilitazione dei pazienti. I criteri di inclusione di questo studio sono molto stringenti in quanto prevedono di arruolare in modo longitudinale un grosso numero di soggetti che hanno avuto una recente diagnosi di infezione da SarS-CoV-2, proponendo la ricerca nei centri partecipanti a tutti coloro che sono risultati positivi al tampone molecolare in un preciso intervallo di tempo. Il Long Covid è un problema concreto anche nei bambini e negli adolescenti. La nostra ricerca dimostra la necessità di non sottovalutare sintomi persistenti che possono essere causa di enorme disagio per i più piccoli con la compromissione della loro vita quotidiana e l’importanza di un approccio personalizzato sulla base dei sintomi presenti. Questi risultati sottolineano ancora una volta l’importanza della vaccinazione contro il Covid anche nei più piccoli per evitare complicanze a distanza, che possono verificarsi anche in chi ha avuto un’infezione non particolarmente grave in fase acuta”. 

 

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