AGI – L’espressione inglese è difficile da rendere in italiano: “what you see is what you get”. In sostanza: ‘quello che vedi è quello che compri’ o, in senso lato, ‘quello che ottieni’. Ed è uno dei dilemmi atavici delle fotocamere degli smartphone, in particolare dei brand cinesi, data la passione tutta orientale per i colori molto saturi e le immagini molto contrastate.
Non a caso fu sul primo top di gamma di Huawei, il P6, che fece la sua comparsa l’effetto bellezza: un filtro ancora un po’ rudimentale con il quale, se si eccedeva, si aveva lo stesso straniante effetto che si ha oggi guardando le conduttrici di certi programmi tv.
Fatto sta che negli anni – e nelle edizioni che si sono succedute – l’asticella dell’aspettativa nelle fotocamere degli smartphone si è molto alzata e così abbiamo visto zoom potentissimi, sensori con megapixel
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