Lo smart working è qui per restare. Ma il lavoro diventerà ibrido

Di Gianluca Perrotti 2 minuti di lettura

AGI – Dopo più di un anno di smart working si può fare una valutazione dell’esperienza soprattutto per comprendere quale fosse la preparazione delle aziende e delle istituzioni italiane a un passaggio così improvviso, che oggi appare epocale, Ma anche per immaginare come sarà il futuro del lavoro da remoto, che qualcuno vede come ‘ibrido‘.

“Lo smart working è qui per restare” dice Emanuele Baldi, direttore esecutivo per l’Italia di Lenovo, “Il Paese non era preparato e questo è dimostrato anche dalla domanda di apparecchiature che è nata pochi minuti dopo l’entrata in vigore del lockdown” aggiunge “mostrando un gap tecnologico notevole con altri Paesi simili”. 

Quando sulle case produttrici sono piovute richieste per migliaia di apparecchiature. dai tablet ai portati fino ai computer fissi, Baldi stima che sia rimasta insoddisfatta una domanda pari a 4 o 5 volte quella standard. “È un indicatore fortissimo del problema che avevamo e che ci portiamo dietro”. Così quello che è successo è stato che i dipendenti delle aziende si sono trovati a lavorare sui computer domestici e i ragazzi a seguire la didattica a distanza sugli smartphone. Con conseguenze immaginabili da un lato sulla sicurezza della trasmissione delle informazioni e dall’altro sulla efficacia dell’insegnamento.

“Le aziende hanno demandato al lavoratore l’organizzazione” dice Baldi, “In questo primo anno ci si è un po’ arrangiati, ma andando verso un modello ibrido – ossia

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