L’Italia è al secondo posto della classifica europea per utilizzo di robot e al decimo posto nella classifica mondiale per densità, nonostante un 2020 non proprio entusiasmante in settore. «Il calo di vendite di robot nel nostro paese è del 14,2% su un totale di 7782 robot – afferma Domenico Appendino, Presidente di Siri (Associazione Italiana di Robotica e Automazione – Se si guardano i dati della Federazione Internazionale di Robotica vedremo che l’Italia ha avuto 3 anni incredibili per il settore della robotica: con un 2017 con la crescita del 20% nelle vendite, un 2018 con una crescita del 27% e un 2019 con il 13% mentre il mondo era al 12% in meno”.
I robot in Italia vengono impiegati nel settore manifatturiero e anche in agricoltura, dove manca manodopera.La robotica, per definizione, non andrà quindi a sostituire l’uomo, ma a supportarlo, in una relazione di complementarietà. Le numerose ricerche, che si sono concentrate su questo argomento evidenziano che i robot hanno sostituito a livello “ergonomico” le attività umane, aumentando anche la sicurezza degli operatori, ma sicuramente non sostituendoli a livello cognitivo. L’intelligenza dell’uomo quindi non è sostituibile, ma è necessaria per migliorare le condizioni di lavoro, annullando alcune occupazioni, questo è vero, ma creandone delle nuove che richiedono una formazione per migliorare la qualità di vita, come del resto s’è visto principalmente all’interno delle fabbriche, dove alcune mansioni sono state sostituite dalle macchine. Perché quando l’adozione di macchine robot aumenta la disoccupazione diminuisce, perché necessitano di un supporto umano. Quello che preoccupa è pero’ che non tutte le aziende possono investire molti fonti in robotica e potrebbe esserci una battuta di arresto o penalizzazioni per le micro aziende o quelle a gestione familiare che sono numerosissime nel Belpaese.
Il divario tra tecnofobi e tecnoentusiasti è molto aperto. L’Italia però è uno dei paesi più tecnofobi nonostante i suoi numerosi. Affinché la robotica possa significare anche occupazione occorre investire in competenze, tecnologie abilitanti e in nuovi sistemi di organizzazione del lavoro e soprattutto serve un territorio in grado di voler recepire nuove sfide con start-up ed incentivi per la ricerca di settore.