La recessione causata dalla pandemia è stata brutale, ma la ripresa è a buon punto e la fiducia è al culmine. L’impatto positivo del PNR sul PIL entro il 2026 sarà di circa il 3%. Tuttavia ci sono 35.000 disoccupati e 2 milioni di famiglie sono in regime di povertà. Gli Italiani fanno meno figli e questo dato così basso non si registrava dall’Unità d’Italia. L’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze disastrose per il contesto economico e sociale italiano, che però ha visto delinearsi una tanto attesa ripresa grazie alle misure di sostegno e alla ripresa delle attività
Lo afferma l’Istat nel suo Rapporto annuale 2021, evidenziando i dati sulla disoccupazione e la povertà assoluta, che colpiscono oltre 2 milioni di famiglie. Nonostante una moderata ripresa dell’occupazione negli ultimi mesi, a maggio ci sono stati 735 mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza. I numeri sono destinati a salire senza il blocco licenziamenti.
Nel rapporto si legge che: “I trasferimenti alle famiglie hanno limitato la caduta del reddito disponibile (-2,8%) – osserva il rapporto – il calo dei consumi è stato ben più ampio di quello del reddito, di conseguenza il tasso di risparmio è quasi raddoppiato. I consumi sono scesi più nel Nord che nel Centro e nel Mezzogiorno. Nel complesso, la spesa per alimentari e per l’abitazione è rimasta invariata, mentre si sono ridotte molto quelle più colpite dalle misure restrittive sulle attività e dalle limitazioni agli spostamenti e alla socialità. L’incidenza della povertà assoluta, misurata sui consumi, è in forte crescita, soprattutto nel Nord”.
Inoltre si registra un nuovo minimo storico della natalità dopo l’Unità d’Italia e il più alto numero di morti dal secondo dopoguerra. Secondo l’Istituto di statistica, negli ultimi mesi tutte le maggiori economie si sono mosse sulla strada della rapida ripresa, alla quale il nostro Paese sembra aver aderito. Dopo il calo dello scorso anno (-8,9%), il PIL italiano dovrebbe crescere del 4,7% nel 2021. La ripresa sostenuta di attività, consumi e investimenti prevista per il 2021 sarà trainata anche dal lancio del Pnrr – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che secondo gli esperti porterà la crescita del PIL tra 2,3% e 2,8% nel 2026.
Il Pnrr contribuirà anche alla stagnazione di lungo periodo della produttività del lavoro che contraddistingue il nostro Paese, poiché l’attenzione è rivolta alla ripresa della formazione del capitale materiale e immateriale e al rafforzamento del percorso verso la transizione energetica e ambientale.