Un potere di acquisto ridottissimo per gli stipendi degli italiani e rincaro di prezzi insostenibile per i redditi più bassi e impercettibile per i redditi più alti. Questa la fotografia del Belpaese in questo 3 trimestre del 2022
L’inflazione all’8% non si vedeva dal 1986 e richiede interventi che inevitabilmente andranno a pesare sulla spinta alla crescita economica ferma da un po’.
Occorrono politiche di controllo dei prezzi e sostegno all’economia e le possibili soluzioni preoccupano le banche centrali che devono muovere le leve della politica monetaria. Ai governi spetta il gravoso compito di muoversi cercando un difficile equilibrio.
Siamo a rischio stagflazione ovvero quando l’inflazione alta si lega alla crescita. Pesano l’aumento dei costi della componente energetica e le conseguenze della guerra in Ucraina, le tensioni sul gas e sul petrolio. Il tutto si somma all’incremento dei prezzi e alla necessità di investimenti verso un sistema prevalentemente alimentato dalle rinnovabili.
Il problema ulteriore è che ormai l’inflazione non è solo legata all’energia. C’è stata una contaminazione a tutti gli altri settori, in parte dovuta alla carenza di materie prime e al costo dei trasporti e in parte anche a una quota di speculazione.
Ma l’8% è la sintesi di ciò che si vede tutti i giorni e che soprattutto pesa sulle tasche degli italiani. I prezzi salgono in modo velocissmo, soprattutto per i prodotti che si acquistano ogni giorno. A giugno è salito ancora il costo del carrello della spesa. E l’ISTAT fotografa l’impennata dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,7% a +8,3%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,7% a +8,4%). L’Istat spiega anche: “Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi. Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo; +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996″.