L’importanza delle soft skill nell’era dell’AI

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura
Wall Street

(Money.it) Con l’avvento dell’intelligenza artificiale le aziende pensano ad automatizzare i loro processi cercando di modificare la componente di interazione umana, ma nonostante l’AI possa essere utile per migliorare l’efficienza e la produttività, sono in molti a credere che le competenze umane, le soft skill rimarranno un elemento fondamentale.
L’AI cambierà il mondo, ma l’uomo dovrà avere un ruolo durante e dopo il cambiamento. Come? Valorizzando le soft skill.

In occasione di Conn@ctions ne abbiamo voluto parlare con Fausto Turco, Ceo di MyDigit, manager di lungo corso nel modo tecnologico (ha iniziato nel 1985) ed è anche presidente dell’Accademia dei Commercialisti.

Fausto Turco affronta da molti anni il tema del rapporto fra umani e tecnologia, da ancor prima che l’AI diventasse un fattore totalizzante e dominasse la scena del business e del lavoro del futuro.

Lei si definisce un umanizzatore della tecnologia. Le chiediamo quindi quali sono le principali skill per il lavoro del futuro che sanno tenere conto dell’influenza tecnologica, ma anche della componente umana?

Si, e ci tengo molto ad esserlo. Da tempo porto con me una frase che non è mia, ma me la sento quasi mia, “Il vero problema da risolvere non è tanto se le macchine siano capaci di pensare, quanto se gli uomini continueranno a farlo” dello psicologo B.F. Skinner, professore all’Università di Harvard dal 1958 al 1978.

Questo pensiero per me esprime l’interesse in cui gli esseri umani vogliono sviluppare la capacità di pensare, e come questa possa essere influenzata dalle macchine e dalla tecnologia o vogliamo governarla.

In entrambi i casi è una nostra scelta, quindi il futuro dipende sempre dall’uomo, indipendentemente dagli strumenti che usiamo quotidianamente, sempre diversi, che cambiano velocemente. A maggior ragione abbiamo bisogno di un’attitudine e di un approccio non solo tecnico, accademico, ma trasversale, responsabile e critico.

Proprio il mese scorso il World Economic Forum ha stilato una sua classifica con le 15 top skill dei lavori del futuro.
Sono, in ordine: pensiero analitico; pensiero creativo; resilienza, flessibilità e agilità; motivazione e consapevolezza di sé; curiosità e apprendimento continuo; alfabetizzazione tecnologica; affidabilità e attenzione ai dettagli; empatia e ascolto attivo; leadership e influenza sociale; controllo della qualità; pensiero sistemico; gestione dei talenti; orientamento al servizio e servizio al cliente; gestione delle risorse e delle operazioni; AI e big data.

Come si vede, un contesto in cui predominano le soft skill.
Allora ho voluto chiedere a ChatGPT: “Perché servono le soft skill nell’AI”? E la sua risposta è stata: per comunicazione e collaborazione, per il pensiero critico, per etica e responsabilità, per adattabilità e apprendimento continuo, per creatività e pensiero laterale.

In sintesi, le soft skill sono indispensabili nell’AI perché consentono di comunicare efficacemente, pensare in modo critico, agire in modo etico, adattarsi ai cambiamenti e stimolare l’innovazione.
Alla fine, sono attitudini, approcci,


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