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Per oltre 30 anni il LIBOR ha rappresentato un punto di riferimento importante per determinare gli oneri di ogni tipo di prestito. Il mondo finanziario lo ha utilizzato per centinaia di migliaia di miliardi di dollari in contratti come mutui e carte di credito. La sua attrattività è scemata però negli ultimi dieci anni e si è arrivati alla decisione di eliminare la maggior parte delle versioni del LIBOR verso la fine del 2021. In questa guida vedremo in cosa consiste il benchmark, quali sono state le ragioni alla base per escluderlo dal calcolo degli oneri finanziari e quali sono i tassi che hanno preso il suo posto.
LIBOR: cos’era
LIBOR era l’acronimo di London Interbank Offered Rate e consisteva in una media giornaliera del tasso interbancario, ovvero del costo che le banche si addebitavano reciprocamente per il prestito di denaro. Nato verso la metà degli anni ’80, in un periodo in cui il mercato dei tassi d’interesse era in rapida crescita, il LIBOR nel tempo è stato utilizzato da tutti i tipi di istituti di credito nella loro politica bancaria, nonché da assicuratori, fondi comuni e fondi pensione.
Il calcolo veniva effettuato quotidianamente dalla British Bankers’ Association in base ai tassi d’interesse richiesti per cedere a prestito depositi in una data divisa (sterlina inglese, dollaro USA, franco svizzero, euro o yen) da parte delle principali banche del mercato interbancario londinese. In sostanza, Il LIBOR era calcolato in 5 differenti valute e su 7 diverse scadenze. Ciò significa che esistevano 35 differenti tassi calcolati ogni giorno, offrendo, almeno in via teorica, un sistema più stabile rispetto a quello di un tasso interbancario globale legato solamente a una singola valuta.
Il LIBOR ha assunto una grande importanza nella gestione della tesoreria degli istituti di credito, soprattutto overnight. Infatti, le banche che si trovano in una situazione di carenza temporanea di liquidità hanno due alternative: rivolgersi per i prestiti alla Banca centrale dando titoli a garanzia e pagando il tasso ufficiale di sconto, oppure chiedere prestito ad altre banche che in quel momento sono in eccesso di liquidità. In questo secondo caso, il tasso di interesse che veniva pagato era proprio il LIBOR.
LIBOR: i motivi della sua scomparsa
Con la grande crisi del 2008, sono emerse delle situazioni poco edificanti nel settore bancario internazionale. Diversi prestatori europei e americani avevano effettuato una sorta di manipolazione dei tassi d’interesse, facendo leva sul LIBOR. Questo perché il benchmark si basa sui risultati di un sondaggio completato dalle banche e non sui dati oggettivi delle transazioni, il che lo rende suscettibile a giochi di manipolazioni. Tutto ciò ha fatto fioccare multe miliardarie da parte delle autorità di regolamentazione e nel 2017 la Financial Conduct Authority (FCA) londinese ha annunciato la graduale eliminazione del tasso entro la fine del 2021.
Mentre le autorità statunitensi hanno deciso di estendere la durata del LIBOR fino alla fine di giugno del 2023, in modo da permettere che la maggior parte dei contratti in essere legati al LIBOR scadessero naturalmente senza dover effettuare il passaggio a un nuovo tasso di riferimento. Tuttavia, i nuovi contratti sarebbero stati tutti stipulati prendendo a base un tasso alternativo. Rimane il problema per i milioni di contratti scadenti oltre la data fatidica, in quanto aumenta il rischio di una transizione caotica.
LIBOR: da chi è sostituito
Chi ha preso il posto del LIBOR? I tassi che lo sostituiscono risultano tutti privi di rischio. Ecco quali sono:
SONIA
Il LIBOR in sterline britanniche è stato rimpiazzato dallo Sterling Overnight Index Average (SONIA). Questi è un tasso d’interesse basato su transazioni effettive avvenute nel giorno lavorativo precedente a quello di riferimento e su base overnight. Quindi, ciò che lo distingue dal LIBOR è proprio la sua natura retrospettiva, laddove il suo precedente aveva una declinazione prospettiva, con tassi che venivano fissati all’inizio di periodi diversi (1 mese, 3 mesi, 6 mes
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