L’Europa in 5 grafici: c’è davvero un allarme crisi?

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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(Money.it) Cosa sta succedendo all’economia dell’Europa? L’ottimismo comincia a indebolirsi tra gli investitori e gli analisti, tra la stretta creditizia della Bce che non dovrebbe essere ancora finita e una crescita più fragile e frammentata, nella quale l’industria mostra le maggiori difficoltà.

L’inflazione, intanto, rallenta ma non abbastanza, lasciando aperto il dibattito tra i membri della Banca centrale europea su cosa decidere a settembre: un altro aumento del costo del denaro o una pausa per evitare scosse troppo brusche all’economia reale?

Mentre l’incertezza domina gli scenari delle previsioni nel vecchio continente, la guerra in Ucraina continua e brutte sorprese sul fronte prezzi materie prime potrebbero ancora colpire gli europei. Con il grano in primo piano e la questione gas sempre attuale, i rischi di un balzo dell’inflazione sono in agguato.

L’Europa appare dunque circondata ancora da fattori piuttosto avversi e insidiosi, che non lasciano molto spazio al cosiddetto atterraggio morbido dato ora quasi per certo negli Usa.

C’è davvero un allarme per l’economia europea? 5 grafici aiutano a dare una risposta.

1. Quanto cresce l’Europa

Gli ultimi dati sul Pil dell’Eurozona hanno mostrato il ritorno alla crescita, lanciando un segnale positivo:

Pil Eurozona Prodotto interno lordo vari trimestri

Il grafico elaborato da Politico.eu evidenzia che dalla fine del 2022 al secondo trimestre 2023 la performance della crescita della zona euro si è indebolita. Anche se da aprile a giugno 2023 il Pil è tornato a salire rispetto allo stallo del trimestre precedente e al risultato negativo della fine 2022, non tutti sono così convinti che la recessione sia u pericolo scampato.

Da segnalare, inoltre, che nel secondo trimestre 2023 l’intera Ue non è cresciuta, con un Pil fermo a 0,0%.

Gli analisti hanno infatti notato che le economie di Francia e Irlanda si sono dimostrate relativamente resilienti nel secondo trimestre, con la prima che ha registrato un tasso del Pil dello 0,5%, mentre la seconda è cresciuta del 3,3%. Questi risultati hanno quindi influenzato il dato finale dell’Eurozona, che altrimenti sarebbe stato più deludente.

“Senza l’Irlanda, la crescita sarebbe stata dimezzata. Esaminando le componenti più volatili, sosteniamo che l’economia è rimasta sostanzialmente stagnante”, ha affermato Colijn analisti di ING. “A giudicare dai dati del sondaggio che abbiamo finora sul terzo trimestre, i rischi sono al ribasso per i prossimi trimestri”.

Anche per gli esperti di Capital Economics lo scenario resta incerto per l’Eurozona. Escludendo [Francia e Irlanda] la crescita del Pil sarebbe stata solo dello 0,04% t/t, o da zero a un decimale! Poiché è improbabile che questi fattori si ripetano nei prossimi trimestri e l’impatto dell’inasprimento della politica monetaria si sta ancora


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