(Money.it) Se i coniugi hanno optato per il regime di comunione dei beni, o perlomeno non hanno stabilito diversamente, cosa succede quando a uno di loro spetta un’eredità? Molto spesso in questi casi si teme di dover condividere i beni ereditati con l’altro coniuge in virtù della comunione, ma la legge stabilisce diversamente, così che vengano garantite le volontà del defunto e preservati i diritti, anche affettivi, degli eredi.
L’eredità che non rientra nella comunione dei beni
I beni che uno dei coniugi riceve in eredità, oppure in donazione, non rientrano nella comunione dei beni, a prescindere dalla volontà dei coniugi. La legge prevede, infatti, che i beni ereditari rientrino nei beni personali, come forma di tutela della volontà del testatore. Per gli altri beni personali, come quelli adibiti all’esercizio della professione, l’esclusione dalla comunione rappresenta invece l’interesse di uno dei coniugi. Nel caso dell’eredità, invece, è importante che venga rispettata la divisione patrimoniale stabilita dal defunto, o comunque da lui conosciuta in virtù delle leggi successorie.
Di conseguenza, l’erede è l’unico proprietario dell’eredità ricevuta ma anche dei suoi proventi. La rendita di un appartamento ricevuto in eredità, ad esempio, così come anche gli acquisti resi possibili da quel denaro sono di unica proprietà dell’erede e rimangono esclusi dalla comunione. Allo stesso tempo, è necessario che eventuali atti d’acquisto contengano questa informazione in modo specifico, quindi deve essere chiarito che il bene in questione è acquistato tramite il denaro proveniente dall’eredità. Per quanto riguarda l’eredità, oltretutto, non si configura alcun diritto del coniuge, in quanto il patrimonio in questione apparteneva al defunto e non p
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