Lavoro: cosa accade dopo il covid

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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Settore lavoro in ripresa: L’occupazione si riprende dalla pandemia, nonostante l’esenzione dalla cassa integrazione, ma prevalgono i contratti a tempo determinato, con settori e territori più dinamici.

L’anno 2021 è caratterizzato da una dinamica occupazionale che cresce a un ritmo più rapido rispetto al 2019, sebbene il saldo tra attivazioni e licenziamenti rimanga negativo. Lo conferma una relazione elaborata congiuntamente dal Ministero del Lavoro e dalla Banca d’Italia, sulla base di un’analisi delle comunicazioni obbligatorie relative al lavoro dei dipendenti.

Reclutamento e contratti
Dall’inizio di quest’anno sono stati creati più di 830.000 posti di lavoro, di gran lunga più di 327.000 nel 2020 e 689.000 nel 2019. Tuttavia, la crescita è trainata quasi interamente da posti di lavoro a tempo determinato e la dinamica di crescita dei posti di lavoro a tempo indeterminato rimane modesta, sia in termini di assunzioni che di stabilizzazione. Quasi il 90% dei posti di lavoro creati dall’inizio del 2021 è stato attivato con un contratto a tempo determinato (meno le cessazioni), mentre risulta inferiore anche la dinamica del contratto a tempo indeterminato rispetto al 2020, con poche assunzioni e trasformazioni (-23,8% nel primi otto mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019). Molte aziende prima di assumere aspettano anche le decisioni dell’UE sui benefici che possono essere concessi ai datori di lavoro che assumono come ad esempio lo sgravio dei contributi al 100% se si assumono donne e le nuove misure che potrebbero essere messe in atto per consentire l’assunzione agevolata dei giovani.

Licenziamenti 
Abbastanza contenuto anche il numero dei licenziamenti, nonostante la revoca dal 1° luglio 2021 della sospensione dei licenziamenti di circa quattro milioni di lavoratori a tempo indeterminato nei settori edile e industriale (esclusi tessile, abbigliamento e articoli in pelle). Nel mese di luglio, l’abolizione del tetto ha portato a circa 10.000 licenziamenti, tornando alla media del 2019. La cassa integrazione è poi diminuita ad agosto per effetto della ripresa (anche stagionale) e delle tutele fornite dagli strumenti di integrazione salariale.

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