(QuiFinanza.it) Sicuramente una delle misure più importanti ed apprezzate dai diretti interessati è quella relativa al regime dei lavoratori impatriati. Questa norma è stata introdotta per la prima volta attraverso l’articolo 16 del D.Lgs. n. 147/15 ed è stato modificato attraverso il Decreto Crescita nel 2019. Qualcuno ha già provveduto a battezzare questa iniziativa come bonus cervelli: il suo scopo è id incentivare il rientro in Italia dei cittadini italiani, che nel corso degli ultimi anni hanno trasferito all’estero la propria residenza.
Lo scopo di questa iniziativa, in estrema sintesi, è quella di promuovere lo sviluppo economico, scientifico e culturale dell’Italia. Ma chi è che può beneficiare del rientro dei cervelli nel 2023? Possono accedere a questa particolare agevolazione quanti decidano di trasferire la propria residenza fiscale in Italia e svolgono nel nostro paese la propria attività lavorativa. Ma vediamo tutti i dettagli di questa iniziativa.
Rientro dei cervelli 2023: come funziona
Il bonus cervelli 2023, in estrema sintesi, è un’agevolazione fiscale che prevede una tassazione del 30% o del 10% del reddito da lavoro dipendente od autonomo. Che cosa significa tutto questo? In estrema sintesi la retribuzione che il lavoratore percepisce nell’arco di un anno concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente o autonomo solo e soltanto nella misura del 30% o del 10% del totale. Questo significa che il rimanente – il 70% o il 90% – è completamente ed interamente esentasse.
Ma perché ci sono due tipi diversi di tassazione? A determinare l’ammontare delle imposte è la regione nella quale i lavoratori impatriati vanno ad abitare. Le tasse vengono pagate sul 10% del reddito maturato, quando i diretti interessati vanno ad abitare in una delle seguenti regioni del Sud Italia:
- Abruzzo;
- Molise;
- Campania;
- Puglia;
- Basilicata;
- Calabria;
- Sardegna;
- Sicilia.
Nel caso in cui i lavoratori impatriati dovessero andare ad abitare in una regione
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