I tassi di deforestazione nella foresta pluviale amazzonica del Sud America sono aumentati in modo significativo nell’ultimo anno, causando gravi danni ambientali in una delle aree naturali più importanti che dobbiamo combattere contro il riscaldamento globale.
Tra agosto 2020 e luglio 2021, secondo l’Agenzia spaziale brasiliana (INPE), è stato deforestato il 22% in più di terra rispetto all’anno precedente.
L’area interessata è di oltre 13.200 chilometri quadrati, che equivale all’incirca all’intero territorio del Trentino-Alto Adige. Secondo l’INPE e altre organizzazioni recenti si tratta del peggior dato degli ultimi 15 anni. Da tempo le associazioni che operano in Amazzonia accusano il presidente brasiliano Jair Bolsonaro di non avere una politica efficace per fermare la deforestazione. Negli ultimi anni, lo stesso Bolsonaro ha sostenuto la necessità di distruggere parte della foresta pluviale per creare nuovi impianti e aumentare il potenziale produttivo del Brasile.
Bolsonaro, tuttavia, ha promesso di contrastare la deforestazione non autorizzata, ma il programma, che prevedeva anche l’impiego dei militari, non ha prodotto i risultati sperati a causa della disorganizzazione e delle limitate risorse destinate al progetto.
Alla Conferenza sul clima (COP26) recentemente conclusa a Glasgow, in Scozia, il governo brasiliano si è ufficialmente impegnato a porre fine alla deforestazione illegale in Amazzonia entro il 2028, un paio di anni prima dell’impegno precedente. Secondo vari attivisti e alcune fonti di The Guardian, il governo ha già partecipato alla COP26 con informazioni sull’ultimo anno record di deforestazione, ma non le ha rilasciate per non danneggiarne l’immagine.
I nuovi dati INPE hanno sollevato molte domande sulle promesse del Brasile e, in generale, sulle promesse di altri 100 paesi durante la COP26 per fermare l’imboschimento globale.
Gran parte della foresta pluviale amazzonica si trova in Brasile e, oltre ad essere una grande risorsa per la conservazione della biodiversità, che ospita milioni di specie diverse, sono essenziali per soddisfare gli obblighi di conservazione della foresta. Gli alberi dell’Amazzonia rimuovono principalmente grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, un gas serra responsabile del riscaldamento globale e prodotto in grandi quantità dalle attività umane.