La Consulta ordina la reintegra per tutti i licenziamenti nulli

Di Barbara Molisano 3 minuti di lettura
Lavoro

La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza storica con la n. 22 del 2024, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’articolo 2, primo comma, del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23, limitatamente alla parola “espressamente”. Questa decisione ha avuto un impatto significativo sulle normative riguardanti i licenziamenti nel contesto lavorativo italiano.

Il caso in questione riguarda la disciplina dei licenziamenti introdotta con il Jobs act, che ha portato la Corte delle leggi a valutare la legittimità delle norme sull’applicabilità e l’importo degli indennizzi in caso di licenziamenti collettivi illegittimi. La Consulta, poche settimane fa, aveva confermato la validità di tali norme, ma è intervenuta nuovamente in merito alla tutela reintegratoria dei lavoratori.

La norma contestata

La norma contestata, precisamente l’articolo 2 del Dlgs 23/2015, riguarda i licenziamenti discriminatori, nulli e intimati in forma orale. Essa prevede che il giudice possa ordinare al datore di lavoro la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, indipendentemente dal motivo formalmente addotto, e stabilisce anche un’indennità per il lavoratore nel caso di licenziamento dichiarato nullità.

La motivazione della sentenza della Corte Costituzionale si basa sul fatto che l’esclusione dei casi di licenziamento nullo diversi da quelli “espresse” non trova riscontro nella legge di delega, che riconosceva la tutela reintegratoria nei casi di “licenziamenti nulli” senza distinzione alcuna. La Consulta ha pertanto ritenuto fondata questa censura e ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo in questione.

Il focus della Corte Costituzionale

La Corte ha evidenziato che il legislatore delegato ha introdotto una distinzione non prevista nella legge di delega, differenziando tra nullità espresse e non espresse. Questo ha portato a una disciplina incompleta e incoerente rispetto al disegno del legislatore delegante, motivo per cui la norma è stata ritenuta incostituzionale.

Questa decisione ha delle conseguenze importanti per il diritto del lavoro in Italia, garantendo una tutela più ampia per i lavoratori che si trovano in situazioni di licenziamento ingiusto o discriminatorio. Si tratta di un passo significativo verso una maggiore equità e protezione per i lavoratori nel nostro Paese

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