La burocrazia che da uno stop alle energie rinnovabili

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
fotovoltaico

Un passo in più è stato fatto arrivando al 38% di energie rinnovabili utilizzate in Italia, ma ancora molto può essere fatto ma vi è un grande ostacolo che sembra tipico nel nostro Paese  ovvero la burocrazia.

Il Belpaese negli ultimi anni ha aumentato il contributo dell’elettricità da rinnovabili fino al 38% rispetto alla produzione totale

Vi è stato un vero e proprio incremento nella realizzazione di tanti nuovi impianti aggiunti al tradizionale sistema idroelettrico. Per arrivare davvero una spinta significativa per le rinnovabili e giungere al tanto desiderato traguardo del 100%, che significherebbe la totale decarbonizzazione del sistema elettrico, occorre  però realizzare moltissimi altri impianti.

Occorre dare una spinta all’istallazione dei pannelli  fotovoltaici sui tetti, anche nei centri storici, e soprattutto dare una spinta per l’utilizzo del fotovoltaico in settori come l’agricoltura. Per i terreni agricoli la svolta potrebbe essere proprio “l’ agrivoltaico” perché difenderebbe l’usura del suolo e si potrebbero sfruttare le peculiarità della struttura pianeggiante e montuosa del nostro Belpaese per la creazione di  parchi eolici a terra e a mare, digestori per produrre biogas e biometano. Molti interventi potrebbero inoltre essere indirizzati alle reti, accumuli e pompaggi per creare riserve generate da fonti energetiche rinnovabili.

Cosa blocca lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia?

I progetti di nuovi impianti sono osteggiati nel nostro Paese da alcune associazioni e istituzioni ma anche dalle Sovrintendenze. Anche la Sovrintendenza speciale sul PNRR, voluta dal governo Draghi per superare questi freni creati dal sistema Paese non sembra essere la giusta risposta, anzi. A livello nazionale sembriamo perderci nello stesso ostruzionismo delle precedenti Sovrintendenze. Il dato emerge in larga scala, basti pensare a ciò che sta accadendo sul progetto dell’impianto eolico da realizzare presso la nuova diga foranea di Genova o su quello offshore che invece dovrebbe sorgere nelle vicinanze della costa di Civitavecchia.

Per progredire occorre creare un sistema più rapido capace di valutare impatti sul territorio senza però perdere di vista i reali benefici che possono portare l’istallazione di strumenti capaci di generare energia pulita ed ecosostenibile soprattutto nell’ottima del cambiamenti climatico e dei rincari sull’energia.

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