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Arm Holdings ha comunicato la fascia di prezzo attraverso cui intende commercializzare la sua offerta pubblica iniziale (IPO) alla Borsa di New York. Dovrebe attestarsi in un range tra 47 e 51 dollari, corrispondente a un’offerta di 5-5,4 miliardi di dollari e che darebbe una valutazione all’azienda tra 50 e 54 miliardi di dollari. Con queste cifre Arm diventerebbe la società debuttante maggiormente valutata a Wall Street dai tempi della quotazione di Rivian Automotive avvenuta nel 2021.
Secondo alcune indiscrezioni, se la domanda degli investitori dovesse rivelarsi molto sostenuta, non è escluso che l’azienda allarghi verso l’alto la fascia di prezzo dell’IPO.
Ad ogni modo, attualmente la valutazione di Arm sarebbe inferiore rispetto a quella di 64 miliardi di dollari di SoftBank nell’ambito dell’acquisizione del 25% della società il mese scorso. Questa riduzione è spiegata dal calo dell’attività di Arm sul fronte delle vendite di semiconduttori, soprattutto causa della contrazione globale delle vendite di iPhone.
Tra gli investitori illustri partecipanti colossi come Apple Inc, Nvidia Corp, Alphabet Inc, Advanced Micro Devices Inc, Intel Corp, Samsung Electronics Co Ltd, Cadence Design Systems Inc e Synopsys Inc. La partecipazione di queste aziende è giustificata dalla necessità di mantenere intatte le relazioni commerciali con Arm, evitando che la concorrenza ottenga un vantaggio competitivo in un settore che è diventato assolutamente indispensabile per il loro business.
IPO Arm: cosa rappresenta per il settore dei chip
L’intero settore dei chip è pronto a trarre beneficio dall’IPO di Arm, in un periodo – che ormai dura da quasi due anni – in cui il settore tecnologico è ingessato su questo fronte. In particolare, il 2022 è stato l’anno nero, con un crollo dell’80% rispetto ai debutti del 2021.
L’aumento dei tassi d’interesse e i timori recessivi e geopolitici hanno alimentato le aspettative che il mercato avrebbe subito i contraccolpi di un contesto poco positivo. Quest’anno si è visto qualche segnale di risveglio, anche e soprattutto perché la Federal Reserve è arrivata o si è avvicinata al picco delle strette sul costo del denaro.
La quotazione di Arm potrebbe segnare un punto di svolta grazie alle dimensioni dell’azienda. Nell’ultimo anno fiscale conclusosi il 31 marzo, il gruppo ha registrato un calo delle entrate a 2,68 miliardi di dollari, penalizzate in particolar modo dalla crisi degli smartphone.
Nel secondo trimestre i ricavi sono diminuiti del 2,5% a 675 milioni di dollari. Alla fine, l’azienda britannica ha mostrato una certa resilienza in un settore dove, secondo Countaerpoint Research, il mercato globale degli smartphone è sulla buona strada per raggiungere un minimo di dieci anni quest’anno. Per questo sicuramente Arm sta segnando il passo rispetto alla concorrenza. Tra l’altro, la società con sede a Cambridge st
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