Ipersensibilità: non è una dote e neanche un difetto. Sei solo tu!

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
Wall Street

Ipersensibilità, la parola è sia ascoltata che pronunciata (molto spesso inappropriata) e oscura. Perché, in effetti, non tutti sanno esattamente cosa sia, anche quando lo incontri in prima persona, perché inconsciamente è parte integrante della tua personalità.

Se pensi di essere una persona ipersensibile, probabilmente già sai che questo tratto ti rende la vita difficile in alcuni casi, ma se scavi un po’ può darti anche un vantaggio.

Ma cos’è realmente l’ipersensibilità e perché questa tendenza o predisposizione a vivere con una sensibilità superiore alla media a qualsiasi tipo di evento o emozione è capace di distruggerci letteralmente se non siamo in grado di affrontarlo correttamente e senza repressione? Proviamo a capirlo e a capire il modo migliore per conviverci.
Ma come fai a sapere chi è ipersensibile? Ovviamente, osservando il loro comportamento (o analizzando il tuo). Infatti, coloro che sono inclini all’ipersensibilità sono spesso più predisposti e inclini a conoscere il mondo che li circonda, oltre che se stessi. Sono persone attente a ciò che accade intorno a loro, pronte a individuare e intervenire se sorgono ingiustizie o problemi nel rapporto con gli altri.

Ma non solo. Le persone ipersensibili tendono ad avere un’idea più profonda e più ampia di cosa sia la realtà. Come se vedesse lati invisibili o nascosti. Vivi tutto con maggiore intensità e consapevolezza, sia esternamente che personalmente, di qualsiasi tipo di evento e/o emozione: gioia, dolore e sofferenza. E qui arriva il problema.

Infatti l’ipersensibilità, sebbene, da un lato, sia una grande risorsa e una qualità che può essere di grande aiuto, fa vivere tutto così intensamente alla persona che ne soffre da diventare quasi dannosa. Emozioni troppo forti, un livello di empatia tale da vivere come propria la sofferenza degli altri, un’attenzione costante, anche inconscia, a qualsiasi stimolo esterno, tanto da dimenticare i propri bisogni a favore dei bisogni degli altri.

Si arriva a sentirsi propri solo quando il corpo invia segnali così chiari da non poterli più ignorare, spesso sotto forma di malesseri o malattie più o meno gravi

Di conseguenza, diventano più vulnerabili delle altre persone, più inclini a stress, ansia o tensione (e tutti i problemi che ne derivano) e insicuri di se stessi e delle proprie capacità. In una parola, la qualità è tanto bella quanto potenzialmente dannosa per il corpo, per la mente e per l’intimo. Ma non se sai come gestirlo correttamente. Come? Solo lavorando su te stesso, costantemente e con uno scopo.

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